Certi ritmi fanno stare irrequieti. Felicemente irrequieti. Ti muovi, ti alzi, fai un caffè, ti sposti da poltrona a scrivania, poi apri le finestre, le chiudi. Mangi e ci bevi su. Un’irrequietezza che fa battere il tempo, schioccare le dita, segnare la cadenza con la testa. I ritmi sono quelli dell’elettronica: gas elettrizzante che s’insinua nelle narici e poi conquista il corpo. Sintetizzatori fieri di sé, tastiere colorate, drum machine, giochi di loop. Carte nel mazzo dei Bravery da New York che pubblicano a fine anno un nuovo disco chiamato Stir The Blood. Significato? Mescola il sangue, fermentalo, fallo schizzare lungo le vene. I Bravery sono in perenne movimento, eccitano il loro sangue, sono irrequieti. La tendenza del disco, così, è quella degli ultimi anni newyorkesi con la citazione di coloro che hanno segnato l’età della new wave vent’anni fa. Un po’ di decadenza, un po’ di ritmi post-punk, un po’ di pop, un po’ di elettronica anni ‘80. E i Bravery trasmettono quel nervosismo felice, di cui si diceva in apertura, con brani come I Have Seen The Future, Slow Poison, Hatefuck, Song For Jacob che sono il manuale perfetto dell’indie rock d’oggi. Un’etichetta orfana del suo significato economico (i Bravery incidono per Island, gruppo Universal), e che ormai vuole dire più o meno: rock ibridato del nuovo millennio. Vuol dire canzoni come spermatozoi che sguazzano in I-Pod capienti. Brani perfetti per ogni occasione, per ballarli, per pogarli, per parlarci sopra, per farci la colonna sonora di un pomeriggio da tempo di merda. E voi direte, c’è qualcosa di positivo in tutto questo? Probabilmente no, ma è inutile, quando la prima decade dei 2000 volge al termine, nasconderci dietro a un cespuglio. Il rock è questo oggi, i giovani che fanno rock oggi, lo fanno così. E Sam Endicott e compagni non sono immuni al morbo dell’indie rock. Quel morbo che fa stare irrequieti, muoversi come pazzi per casa, guardare dentro una webcam e cestinare e-mail mentre si zippa qualche pezzo. Battere il ritmo dell’elettronica, mentre si passa da poltrona a scrivania, dal letto alla cucina. E farlo perchè si è irrequieti, ma felici.
(2009, Island)
01 Adored
02 Song For Jacob
03 Slow Poison
04 Hatefuck
05 I Am Your Skin
06 She’s So Bendable
07 The Spectator
08 I Have Seen The Future
09 Red Hands And White Knuckles
10 Jack-O’-Lantern Man
11 Sugarpill
A cura di Riccardo Marra