C’è un video che racconta Silent City: il nuovo disco di Brian Harnetty con la collaborazione di Bonnie ‘Prince’ Billy. E’ quello di Sleeping In The Driveway. Una camera a mano ci porta tra i campi, i capannoni, le cisterne d’acqua, i cieli immensi e l’immobilità di qualche posto in Ohio. Probabilmente a Cleveland, città natale di Harnetty. Ci sono segnali stradali sovrastati da nuvoloni grigi, chiese a mattoncini rossi coi piedi appoggiati su tappeti di foglie secche. C’è un cimitero, intitolato a St. Patrick, spoglio, con un uomo che spolvera la lapide della moglie dai cumuli di fronde. Poi la camera sbircia nell’interno di una casa, quelle a due piani con scala in legno. Dentro il silenzio. Sulle immagini scorre la splendida voce di Will Oldham, capace di ricamare la solitudine con la sua dolcezza. Ecco, questo è il mood del nuovo disco di Harnetty, artista controverso, un po’ musicista un po’ performer, sperimentatore d’arte contemporanea. “Silent City” parla (appunto) coi silenzi, con le attese interminabili, con la musica “sfiorata”, con i “field recordings” (i rumori esterni intrappolati dal registratore di Harnetty). Si mescolano così pianoforte, fiati, xilofono, banjo, i campionamenti e il parlottare, i tintinii di posate e piatti, le risate, l’umanità. Ci sono degli impliciti omaggi alla musica americana con il richiamo al folk, al country, alle strade profondissime e solitarie. E il disco, che porta i connotati di una lunga session strumentale, vive dei momenti di stanca, di episodi più ordinari, altri in cui l’ascoltatore si perde in splendide immaginazioni, di passaggi in cui, invece, si dimentica che il disco sta girando. Ci pensa Oldham a riportarlo dentro con la sua voce maiuscola e scricchiolante. Ecco il punto chiave di questo disco. Che si muove in punta di piedi per non disturbare, che non vuole attenzione ma solo trasporto. Che senza la voce di Bonnie ‘Prince’ Billy rimarrebbe rilegato in un luogo remoto, impalpabile.
Nota: Sulla falsa riga del video di “Sleeping In The Driveway”, Harnetty ha realizzato il clip di Some Glad Day. Il fiume Ohio, balli di gruppo in una festa popolare, stazioni di servizio deserte, copertoni abbandonati per strada, zanzare e semafori gialli appesi ai fili dell’alta tensione.
(2009, Ruminance / Atavistic)
01 The Night Is, And Lights Are
02 The Top Hat
03 Sinclair Serenade
04 Sleeping In The Driveway
05 “Well, There Are A Lot Of Stories”
06 Silent City
07 And Under The Winesap Tree
08 It’s Different Now
09 Papa Made That Last Verse Up
10 Some Glad Day
11 As Old As The Stars
12 To Hear Still More
A cura di Riccardo Marra