“Come raggiungere un traguardo? Senza fretta ma senza sosta”. A volte poche parole ti danno la possibilità di spiegare gran parte delle sensazioni che la nostra coscienza genera, e questa frase di Goethe è a dir poco perfetta se la causa di tale percezione è l’ascolto di Hug Of Thunder, il nuovo album dei Broken Social Scene.
Anticipato dall’uscita di Halfway Home, questo lavoro celebra il ritorno dell’ensemble di Toronto a sette anni dall’uscita di “Forgiveness Rock Record”. Dirompente, ambizioso, energico, con un andamento e una forma musicale quasi frenetici. Non da’ tregua. Ti travolge. Non da’ spazio per riflettere, se non pochi attimi di respiro alcuni istanti prima di immergersi in brani con crescendo dai finali esplosivi, quasi eccessivi. È azione pura.
Un’energia che scaturisce quando tutto sembra stia marcendo, quando il mondo sembra subire cambiamenti negativi. E dopo l’attentato di Parigi – stando a quanto si apprende dalle interviste rilasciate da Kevin Drew – ritrovarsi “come amici” per fare qualcosa di positivo era proprio il loro intento. A tal proposito, il ritorno nel collettivo di artisti come Feist, Emily Haines, James Shaw, Amy Millan ed Evan Cranley è stata una conferma che ha segnato positivamente il risultato finale dell’album.
Sol Luna, brano strumentale, introduce pezzi come la già citata Halfway Home, euforica e fresca. Il pop si mischia e si alterna a suoni tumultuosi, forti, che danno spazio anche a elementi acustici, come in Skyline. Le voci morbide, dolci, dall’intensità e forma variabili di Protest Song e Hug Of Thunder innescano un piacevole contrasto con l’acustica rude, decisa, a volte industriale, martellante, come in Vanity Pail Kid, altre quasi caotica ma dallo stile definito e inventivo.
Per gli amanti del genere, Luglio, che vede protagonisti i Broken Social Scene e, con l’uscita di “Everything Now”, vedrà anche gli Arcade Fire, potrebbe rivelarsi un mese a dir poco fortunato: l’ennesima piacevole coincidenza tra le due band canadesi. Anche se, come affermava Butler già nel 2006, il paragone è anacronistico e i loro attuali lavori ne sono la conferma.
A dimostrazione della verve anthemica del collettivo indie, “Hug Of Thunder” non è un album da ascoltare in cuffia, non è musica con la quale estraniarsi, ma che porta a condividere e a congiungersi in un abbraccio che faccia sentire il fragore e la frenesia di agire.
(2017, Arts & Crafts / City Slang)
01 Sol Luna
02 Halfway Home
03 Protest Song
04 Skyline
05 Stay Happy
06 Vanity Pail Kids
07 Hug Of Thunder
08 Towers And Masons
09 Victim Lover
10 Please Take Me With You
11 Gonna Get Better
12 Mouth Guards Of The Apocalypse
IN BREVE: 3,5/5