“DNA, talento naturale, impegno e passione, amore e devozione per una filosofia estetica. Balle. Fallo per desiderio di fama, amore, ammirazione, finzione, donne, sesso e oh sì, qualche soldo in tasca. E poi se vuoi sopravvivere fino alla fine della serata, hai bisogno di un fuoco intenso che per qualche ragione non smette mai di bruciare. Questi sono alcuni degli elementi che ti torneranno utili se ti trovi faccia a faccia con ottantamila fan del rock and roll urlanti che attendono che estrai qualcosa dal cilindro, da chissà dove, dall’aria, da questo mondo… qualcosa che, prima che i fedeli si riunissero qui stanotte, non era che semplice rumore. Vengo da una città con un boardwalk in cui quasi tutto si tinge di un po’ di inganno. Anch’io sono un inganno, se non l’aveste ancora capito”. Questo è l’intro di Springsteen On Broadway, lo spettacolo, l’album, la storia della vita di un uomo che coscientemente ha nascosto per oltre quarant’anni al mondo la maggior parte dei dettagli più intimi della sua storia. Non un singolo. Nessuna opening track. Solo Bruce Springsteen che inizia a modo suo, come ha sempre fatto, decidendo che basta, andava fatto. L’atto di spogliarsi, di fronte a un pubblico, devoto come a pochi artisti, raccontando (quasi) tutto ciò che quello stesso pubblico avrebbe voluto avidamente conoscere.
I monologhi sono il cuore di quest’album in cui la narrativa si mescola con la vita reale, la musica, l’ironia e i testi di alcune tra i suoi pezzi più famosi restituendogli un significato che è sempre stato lasciato alla libera interpretazione di chi ascolta. Ogni traccia ha un intro lunghissimo, quasi più lungo dell’esecuzione stessa. Poco prima di ascoltare My Hometowon si riesce a intravedere quella città dove i cuori si infuocano, dove calano i pantaloni, dove scoppiano rivolte razziali, dove l’originalità è bandita, dove l’anima si sconvolge, dove si fa l’amore e si fa paura, dove ci si spezza il cuore… Freehold, New Jersey.
È il suo punto di vista su tutto quello che ha vissuto, inventato e scritto, così anche pezzi come The Wish, all’apparenza meno blasonati, diventano strumento prezioso per descrivere sua madre come quell’amore in grado di offrirti sincerità, coerenza, buonumore, professionalità, gentilezza, orgoglio in te stesso e fedeltà alla tua famiglia, impegno, gioia nel lavoro e un’insaziabile fame di vivere, vivere, vivere e ballare, ballare, ballare. Le sue sensazioni durante la composizione di The Rising, la perdurante difficoltà nel costruire un rapporto in grado di resistere alle normalità della vita reale, nell’intro che precede Brilliant Disguise (“La fiducia è qualcosa di fragile ed è sempre stata complicata per me. La fiducia ti obbliga a mostrare agli altri quanto hai il coraggio di rivelare”).
“Springsteen On Broadway” è la raccolta delle confessioni di una mente pericolosa (se mai leggesse qui probabilmente apprezzerebbe il riferimento) e non solo la sua. Inutile negarlo, il rapporto con suo padre e la sue stesse condizioni di salute sono stati i particolari che più di tutto il resto erano stati tenuti nascosti al pubblico e ai media. Al pari, non è casuale che manchi qualunque racconto o riferimento alle conseguenze della battaglia legale con Mike Appeal, una tra tutte, la composizione di “Darkness On The Edge Of Town”.
Nonostante tutte le sue contraddizioni, nonostante le storie sulla Working Class inventate di sana pianta da qualcuno che dice di sé “non ho mai lavorato cinque giorni a settimana fino a questo momento e non mi piace per niente!”, nonostante le decine di pezzi che raccontano di corse spericolate in macchina scritte da chi non ha preso la patente fino ai vent’anni inoltrati, Bruce Springsteen è autentico. “Springsteen On Broadway” è uno dei suoi album più evocativi. A poco valgono le critiche sullo spettacolo e su questo disco che vale l’ascolto anche per la sola Born In The U.S.A. con quel blues sdrucito che finalmente si sveste di tutti i luoghi comuni, i fraintendimenti e le letture falsate.
E se ancora dovesse residuare qualche dubbio, basta seguire il battito della sua mano sulla chitarra, mentre in chiusura Born To Run sta per spegnersi, per sentirsi così ubriachi e ipnotizzati da quella vita che per due ore e ventotto minuti diventa di tutti, tanto da credere che quel battito suoni dentro di noi. Lui è il basso, lui la chitarra, la voce, il piano, il rullante e il charleston. Sua la storia e il trucco di quella magia che probabilmente non conosce neanche lui stesso.
(2018, Columbia)
01 Growin’ Up (Introduction)
02 Growin’ Up
03 My Hometown (Introduction Part 1)
04 My Hometown (Introduction Part 2)
05 My Hometown
06 My Father’s House (Introduction)
07 My Father’s House
08 The Wish (Introduction)
09 The Wish
10 Thunder Road (Introduction)
11 Thunder Road
12 The Promised Land (Introduction Part1 )
13 The Promised Land (Introduction Part 2)
14 The Promised Land (Introduction Part 3)
15 The Promised Land
16 Born in the U.S.A. (Introduction Part 1)
17 Born in the U.S.A. (Introduction Part 2)
18 Born in the U.S.A.
19 Tenth Avenue Freeze-Out (Introduction)
20 Tenth Avenue Freeze-Out
21 Tougher Than the Rest (Introduction)
22 Tougher Than the Rest
23 Brilliant Disguise (Introduction)
24 Brilliant Disguise
25 Long Time Comin’ (Introduction)
26 Long Time Comin’
27 The Ghost of Tom Joad (Introduction)
28 The Ghost of Tom Joad
29 The Rising
30 Dancing in the Dark (Introduction)
31 Dancing in the Dark
32 Land of Hope and Dreams
33 Born to Run (Introduction Part 1)
34 Born to Run (Introduction Part 2)
35 Born to Run
IN BREVE: 4,5/5