Il sogno di Bruce Springsteen s’è realizzato con l’elezione di Barak Obama a presidente degli Stati Uniti. Un obiettivo che per il Boss voleva dire priorità assoluta e che metteva in secondo piano anche le sue canzoni e i suoi progetti. Non solo, ma Springsteen nell’ultimo anno, la sua musica, l’ha decisamente messa “a servizio” del neo presidente per la lunga campagna elettorale: vedi la presentazione del singoloWorking On A Dream nel pre-partita di football tra i Dallas Cowboys e i Washington Redskins in uno dei tanti “Obama Compaign Events”. In quel novembre il Boss cantava: “Là fuori le notti sono lunghe, i giorni solitari: penso a te e lavoro su un sogno” e dunque quel “lavoro” ha portato i frutti da lui sperati con la netta vittoria di Obama alle ultime presidenziali. Così, forse non è un caso che l’intero disco dal titolo Working On A Dream, veda le stampe in data 27 gennaio, ovvero una settimana dopo l’insediamento ufficiale del primo colored alla Casa Bianca. Forse per il piacere di battezzarlo come suo primo lavoro in “era Obama”, forse per cavalcare la scia di successo, forse per non lasciare nulla al caso. E in “Working On a Dream”, sedicesimo album in studio, Springsteen abbandona sia quel boccone amaro che mandava giù nel disco del 2005 “Devils & Dust” (l’ostilità nei confronti del secondo Bush era fortissima), sia la disillusione del precedente “Magic”, per sposare un atteggiamento più (pro)positivo, con un avvicinamento a sonorità più pop e meno aspre. Gusto della “regia” del produttore Brendan O’Brien e merito di una E-Street Band in gran forma, ma soprattutto figlio di un approccio, da parte di Springsteen, certamente più sereno. Un disco con ”l’energia della band reduce da alcuni fra i più eccitanti show che abbiamo mai fatto” – ha detto entusiasta il Boss nelle lunghe interviste – ”Tutte le canzoni sono state scritte velocemente, abbiamo utilizzato quasi tutte prime registrazioni, e ci siamo davvero divertiti a fare questo disco dall’inizio fino alla fine”. Ed in effetti c’è il sole splendente che irradia le tracce di questo sogno springsteeniano: My Lucky Day, What Love Can Do, Good Eye, Kingdom Of Days sono pezzi di rock gioioso strillati al cielo di una nuova America. Inni alla vita e alla speranza portati in alto dalla solita voce “grossa” di Bruce. Niente di particolarmente eccezionale, ma perché, in questo caso, è il contesto ad esserlo. E dunque lasciamolo essere felice, Bruce Springsteen, facciamogli godere il suo sogno.
(2009, Columbia)
01 Outlaw Pete
02 My Lucky Day
03 Working On A Dream
04 Queen Of The Supermarket
05 What Love Can Do
06 This Life
07 Good Eye
08 Tomorrow Never Knows
09 Life Itself
10 Kingdom Of Days
11 Surprise, Surprise
12 The Last Carnival
13 The Wrestler
A cura di Riccardo Marra