Home RECENSIONI ITALIA Bud Spencer Blues Explosion – Vivi muori blues ripeti

Bud Spencer Blues Explosion – Vivi muori blues ripeti

Lontani ormai dai ragazzini che spopolavano con la cover di “Hey Boy Hey Girl” dei Chemical Brothers (“virale” diremmo, se volessimo utilizzare il posticcio linguaggio del webbe), Viterbini e Petulicchio, meglio conosciuti con lo straordinario nome di Bud Spencer Blues Explosion, sono ormai giunti oltre il decennale della loro carriera, si sono integrati nel tessuto musicale italiano (suonando con Raf, Motta, Marina Rei, Otto Ohm, Tre Allegri Ragazzi Morti) e sono passati dall’essere il gruppo che non sei sicuro se è serio o se è una mezza parodia a essere un caposaldo della scena alternativa italiana, ma un caposaldo che si fa i cazzi suoi, musicalmente parlando. Capirai: una cover in stile White Stripes dei Chemical Brothers rifatta in italiano – in Italia fare ‘ste cose viene trattato sempre come uno scherzone invece che come un’idea figa, colpa anche di chi coi talent fa della nobile arte della cover un po’ una cialtronata.

Viterbini e Petulicchio, Alberto e Cesare (come si presentano in E tu?, prima traccia e primo singolo del disco) il loro discorso musicale l’hanno portato avanti alla loro maniera, senza particolari compromessi stilistici, mantenendosi “fedeli alla linea”, ma sperimentando costantemente con suono e produzione, leccando lo stesso clitoride (quello del rock blues) ma da angolazioni sempre diverse e in maniera sempre imprevedibile, cercando di mantenere viva quella sensualità nei suoni che portò non pochi a interessarsi alla loro proposta e che continua a solleticare le orecchie senza rimanere stantia.

Questo Vivi Muori Blues Ripeti (titolo suggeritogli da Tommaso Colliva, eccellente produttore di Afterhours e Calibro 35) è ormai il loro quinto lavoro, e si sente: assistiti da Marco Fasolo, mantengono la giustapposizione di un suono grezzo e bluesato su linee melodiche orecchiabili, ma a differenza di quello moderno e aggressivo di “BSB3” (2014) qui il suono è a tratti classico, frutto di una sperimentazione con apparecchiatura analogica (con la quale è stato registrato l’intero album sotto la direzione del citato Fasolo, già leader dei Jennifer Gentle) che lascia delle meravigliose sbavature sonore e un calore difficilmente raggiungibile in digitale.

Coadiuvati ai testi da amici di vecchia data (Toffolo, leader dei TARM, ne scrive quattro, Umberto Maria Giardini, un tempo conosciuto come Moltheni, altri quattro), i due BSBE allargano gli orizzonti a una psichedelia blues che pervade i migliori brani dell’album come in Io e il Demonio (adattamento di “Me And The Devil”, blues originariamente di Robert Johnson, ma arrangiato in questa veste da Gil Scott-Heron) o Calipso, che sembra tirata fuori da “…Like Clockwork” dei Queens Of The Stone Age. Ma li allargano anche a una vena funky che trae ispirazione dal poliziottesco (Allacci e sleghi), senza però dimenticare il suono e le strutture più familiari nella loro discografia, come il singolo E tu? che sembra un manifesto della band (curiosamente scritto da Toffolo, come l’altro pezzo sull’album che richiama l’identità, Presto sarò chi sono).

“Vivi Muori Blues Ripeti” suona molto come affermazione del duo romano, il famoso “disco della maturità artistica”, un disco che nel panorama artistico italiano odierno (soprattutto nella scena indie) suona come una boccata di acqua fresca per qualcuno che cammina nel deserto. Ed è bello che arrivi da un gruppo con undici anni di onorata carriera, un duo di musicisti che ha fatto il “salto”, da un punto di vista artistico-professionale, ma che è rimasto interessante, vivo, senza strizzare l’occhiolino a nessuno ma senza per questo ripetere il primo album all’infinito o dedicarsi al pop da classifica o alle banalità da pseudo-alternativi-a-Sanremo.

(2018, La Tempesta)

01 E tu?
02 La donna è blu
03 Dove
04 Di fronte a te, di fronte a me
05 Allacci e sleghi
06 Presto sarò chi sono
07 Coca
08 Enduro
09 Io e il demonio
10 Calipso

IN BREVE: 4/5

Nicola Corsaro
Reverendo Dudeista, collezionista ossessivo compulsivo, avvocato fallito, musicista fallito. Ha vissuto cento vite, nessuna delle quali interessante. Scrive per Il Cibicida da un numero imprecisato di anni che sarebbe precisato se solo sapesse contare.