Dal “chi è?” al “ah, è lui!”. Se ci fosse qualcuno seriamente interessato a mettere nero su bianco i fatti, gli aneddoti, le leggende ed i miracoli legati ad una straordinaria carriera artistica come quella intrapresa da Cristian Bugatti, in arte Bugo, ecco quale potrebbe essere – lo diciamo a mo’ di suggerimento – la sintesi argomentativa di partenza.
Sguardo contemporaneo, quinta fatica discografica del songrwriter piemontese, secondo quello che è un antico quanto inflazionato mantra critico, nulla sembrerebbe aggiungere a quanto finora sul nostro si è già detto, scritto, pensato o soltanto ipotizzato.
In realtà la faccenda è più complessa di quanto si possa credere. Da sempre, infatti, l’indagine bugattiana è stata filtrata da due lenti (il primo caso nel mondo di un uomo occhiale?): “frenzied rock’n’roll” per l’occhio destro, “introspective folk” per quello sinistro. Concetti, quelli appena esposti, sintetizzati egregiamente dal precedente disco, “Golia & Melchiorre” (2004), e dal singolo di lancio, Millennia. E così accade che la gradazione dei due vetri aumenti o diminuisca (e ciò accade raramente) di pari passo con l’incidere del tempo, e che a risentirne sia inevitabilmente “lo sguardo contemporaneo” di Bugo, in una presa di coscienza che è al contempo tragica quanto eroica: una lettura della vita scandita da litri di caffeina caffeina (La caffettiera), da gel attacca pensieri (Ggeell), da contratti di lavoro a tempo determinato (Che lavoro fai) e da luoghi comuni evergreen (Roma).
Il resto è ordinaria amministrazione: dalle reminiscenze adolescenziali di Amore mio infinito e Oggi è morto Spock (sì, proprio lui, il celebre personaggio di Star Trek!) al disfattistico monito (pre/post elettorale?) di Coda d’Italia, passando per quella che si candida a diventare una delle hit (che impressione scriverlo) del cavaliere casalingo: Gelato giallo.
Venendo alle note tecniche del disco, va segnalato lo straordinario lavoro di produzione affidato a Giorgio Canali (ex CCCP, ex CSI ed attuale componente dei PGR), il quale, se da un lato non ha posto alcun guinzaglio comunicativo/strutturale/tecnico alla follia creativa del signor Bugatti, dall’altro invece, non ha saputo (voluto) rinunciare ad un appetitoso duetto, in perfetto français, nella straordinaria ballata Una forza superiore.
Per concludere: Bugo non ha cambiato formula e ciò non è che un altro punto a suo favore. D’altronde, come soleva affermare Sigmund Freud (mica il primo arrivato): “l’avversione ad imparare qualcosa di nuovo […] è caratteristica degli uomini di scienza”. Ma questa lasciatela perdere, perché… è una gran bugata!
(2006, Universal)
01 Plettrofolle
02 Gelato giallo
03 Che lavoro fai
04 Oggi è morto Spock
05 Ggeell
06 Amore mio infinito
07 Millennia
08 La caffettiera
09 Roma
10 Una forza superiore
11 Quando ti sei addormentata
12 Coda d’Italia