Il mutamento sonoro messo in atto dai Calexico non è una novità, ne avevamo già scritto a proposito del precedente disco “Garden Ruin” del 2006. In quel lavoro, in sostanza, Joey Burns e John Convertino rinunciavano per sempre alle trame piccanti e allucinogene del deserto. Niente più effetti di peyote, stop con le scorribande di frontiera, nessuna rincorsa alla diligenza. Solo note dormienti, ninnananne western, ballads innamorate e canzoni da tramonto e solitudine. Bene, possiamo dire che non fa eccezione neanche questo Carried To Dust e che quindi la trasformazione pare definitiva e compiuta. Le quindici tracce di questo disco sono canzoni messe a invecchiare per ricercarne la migliore robustezza e un soddisfacente bouquet di profumi e di retrogusti. In questo sono dei maestri i Calexico: il suono dei fiati messicani, la dolcezza delle chitarre country, gli andamenti latini, la batteria d’accompagnamento, i cantati dolcissimi, sono trattati coi guanti, lasciati maturare, coccolati per l’ascoltatore. Burns e Convertino sanno cos’è la limpidezza di suono e le dedicano continue serenate (The News About Williams, House Of Valparaiso, Slowness). Tutto bello, tutto molto bello non c’è che dire, ma comunque niente a che vedere con le sconvolgenti composizioni di “The Black Light”. Ed allora è più forte di qualsiasi tentazione, non riusciamo proprio a trattenerci, scappano le parole attraverso le dita che ci tappano la bocca: c’è un diffuso rammollimento in quei due… ecco, l’abbiamo detto. Che sia terminata l’epopea dei Calexico? Sì, siamo spiacenti di annunciarvi la fine delle ostilità, la polvere da sparo evapora in pomeriggi annoiati e picchiati dal sole, i cavalli rimangono posteggiati, i bar sonnecchiano, le notti giungono presto e durano un’eternità. Contention City è una canzone che parla bene di questo momento. Si distende stanca, urta contro i suoi stessi eco, galleggia sul bicchiere rimasto sulla tavola durante la notte. Sfiora coi suoi tintinnii e i suoi minuscoli colpi. Si abbandona al sonno. I Calexico d’oggi, dunque, sono questo e, dobbiamo dirlo per correttezza, sanno esserlo bene. A questo punto è un prendere o lasciare. Noi ci stiamo riflettendo, incerti sul lasciarci andare alla spossatezza di quando muore qualcosa, o alla gioia di qualcos’altro che nasce.
(2008, Quarterstick / Touch And Go)
01 Victor Jara’s Hand
02 Two Silver Trees
03 The News About William
04 Sarabande In Pencil Form
05 Writer’s Minor Holiday
06 Man Made Lake
07 Inspiracion
08 House Of Valparaiso
09 Slowness
10 Bend In The Road
11 El Gatillo (Revisited)
12 Fractured Air (Tornado Watch)
13 Falling From Sleeves
14 Red Bloom
15 Contention City
A cura di Riccardo Marra