Con il valido debut arrivato solo un anno fa, freschi dell’ottimo sophomore “Ants From Up There” e, purtroppo, anche della dipartita del cantante e chitarrista Isaac Wood, i giovanissimi Black Country, New Road stanno già facendo scuola e da apripista a nuovi progetti che oscillano tra avanguardie folk, post punk/rock e tanta sperimentazione, figlia dello spirito pionieristico degli Slint e in parte vicina ai più recenti black midi. Tra questi ci sono anche i Caroline, gruppo londinese che vanta un organico di ben otto musicisti: i vocalist e chitarristi Casper Hughes e Mike O’Malley e il polistrumentista Jasper Llewellyn, terzetto che costituì il nucleo originario della band nel 2017, a cui si sono aggregati successivamente il percussionista Hugh Aynsley, i violinisti Oliver Hamilton e Magdalena McLean, il bassista e trombettista Freddy Wordsworth, e il clarinettista Alex McKenzie.
Le sonorità dell’ottetto includono, oltre alle più evidenti influenze del folk appalachiano e della musica classica, derive Midwestern emo ed electro, affiancate da testi minimali, cupi ed ermetici. Minimalismo, spazio vuoto intorno ad un singolo strumento e silenzi sono tutti elementi fondamentali nella dialettica musicale del gruppo, e in alcune tracce di Caroline sono stati posti in primo piano adottando una tecnica simile al collage, combinando registrazioni lo-fi fatte in luoghi particolari, tra i quali un fienile in Francia, le camere da letto e i soggiorni dei musicisti, e una piscina, ad altre sessioni più tradizionali effettuate nel loro studio a Peckham e al Total Refreshment Centre.
Ad aprire il disco è Dark Blue, dominata da un suono ovattato simile ad un lieve battito cardiaco in sottofondo e lo scorrere del tempo scandito dagli archi distorti e dalla chitarra acustica, a cui fanno seguito i violini dell’armoniosa, tiepida e pastorale (oltre che sottilmente politica) Good Morning (Red), che giunta a metà sfuma e vede rimanere poche linee di basso, alcuni rintocchi di batteria e qualche sciabolata improvvisa da parte degli strumenti ad arco, lasciando il posto alle arie solenni della breve Desperately. Il crescendo dai colori tenui dei cori e della chitarra, a cui si sommano gradualmente tutti gli altri strumenti, di IWR precede le corde pizzicate di Messen #7, e i fruscii leggeri e i sussurri di Engine (Eavesdropping), il cui andamento diventa progressivamente sempre più definito e incentrato su improvvisazioni di batteria e guizzi di chitarra elettrica.
Gli echi di Hurtle introducono un altro dei pezzi forti dell’album, Skydiving Onto The Library Roof, dove l’incedere lento di tromba, rullante, archi e chitarre sembra dirigersi verso l’inizio di una composizione jazz, senza mai ingranare, per poi allontanarsi ed esplodere nel finale, cedendo infine il passo ai sussulti delle corde di Zilch e alla lunga chiusura crepuscolare di Natural Death. I Caroline sono nati, come una delle tante “guitar band” locali, intorno al tavolo di un pub e hanno affinato e definito nel tempo il loro sound, per poi decidere di sparigliare le carte, decostruirlo e ricombinarlo, brano per brano, alla ricerca ossessiva dell’equilibrio perfetto, tra momenti di grande fragilità e leggerezza e altri di puro istinto e corsa a precipizio verso il baratro, fino a riuscire a completare il loro omonimo debutto, compiendo così il primo valido (e a volte fin troppo audace) passo verso ciò che gli riserverà il futuro.
(2022, Rough Trade)
01 Dark Blue
02 Good Morning (Red)
03 Desperately
04 IWR
05 Messen #7
06 Engine (Eavesdropping)
07 Hurtle
08 Skydiving Onto The Library Roof
09 Zilch
10 Natural Death
IN BREVE: 3,5/5