A quarant’anni ci sono artisti ancora alla ricerca della strada giusta da imboccare, della forma da dare ai propri parti creativi. Ce ne sono altri, invece, che alla stessa età quella strada l’hanno già percorsa tutta fino in fondo, tanto da ritrovarsi al bivio conclusivo, quello da non sbagliare a nessun costo, perché altrimenti diventerebbe difficilissimo recuperare terreno. Fra questi rientra Cat Power, una che già da giovanissima tesseva la tela del cantautorato al femminile con una classe che ha pochi eguali. Folk, blues e classicherie varie le linee conduttrici di un’intera vita artistica per Chan Marshall, e adesso… adesso punto e accapo. Per Sun, nono capitolo della sua discografia (primo di inediti da sei anni a questa parte, l’ultimo era stato “The Greatest” nel 2006), la statunitense sceglie di accantonare in parte le linee di cui poco sopra, per riciclarsi in qualcosa di decisamente diverso. Il pop-folk marchio di fabbrica della Marshall è qui il semplice filo conduttore (soprattutto per quanto riguarda le lyrics, ancorate alle tematiche care alla cantautrice), lasciando il primo piano ad un nuovo – per Cat Power – uso dell’elettronica. A volte calibrata male (ad evidenziare la poca dimestichezza col mezzo), vedi Real Life o Manhattan, quest’elettronica in cui s’immerge l’americana riesce comunque a dare una ventata di novità ad una formula di successo che sarebbe stato semplice riproporre ancora e ancora. E che torna solo a tratti in brani come Human Being o il ficcante singolo Ruin, fatti di chitarra acustica ed indole pienamente pop come nella miglior tradizione della Marshall. A parte il già citato uso degli inserti elettronici, le novità più rilevanti sono l’incedere soul di Silent Machine e le venature r’n’b scala classifiche di 3,6,9, tributi alla musica nera che solo in qualche cenno blues avevano fatto capolino nel recente passato di Cat Power. Discorso a parte merita poi la lunghissima Nothin But Time, quasi undici minuti d’esercizio di stile che va ben oltre la sperimentazione con aggeggini elettronici, condita dal cammeo del sempreverde Iggy Pop, ai cori nella parte centrale del brano. “Sun” non potrà di certo competere con gli apici di una discografia ricchissima come quella in questione, ma quantomeno fa imboccare a Cat Power la deviazione giusta al bivio che citavamo all’inizio. Il modo in cui potrà continuare questo percorso è tutto da scoprire.
(2012, Matador)
01 Cherokee
02 Sun
03 Ruin
04 3,6,9
05 Always On My Own
06 Real Life
07 Human Being
08 Manhattan
09 Silent Machine
10 Nothin But Time
11 Peace And Love
A cura di Emanuele Brunetto