Home RECENSIONI Cavern Of Anti-Matter – Hormone Lemonade

Cavern Of Anti-Matter – Hormone Lemonade

Che Tim Gane abbia sempre avuto un gusto spiccato per le sperimentazioni e i progetti suburbani non è una novità: la Duophonic, di proprietà degli Stereolab, fu l’etichetta che distribuì il singolo dei Darlin poco prima che il giornalista Dave Jennings li definisse “daft punk” (naturalmente, cosa ne fu del gruppo in seguito alla “stroncatura” è cosa nota).

Nonostante lo stesso Gane, in compagnia di Holger Zapf e Joe Dilworthn, abbia sempre dimostrato una certa attitudine a calcare territori sempre nuovi, per anni con gli Stereolab e dal 2013 con i Cavern Of Anti-Matter, un elemento rimasto immutato dalla nascita della band è la propensione alle atmosfere retrò-futuriste. Hormone Lemonade, composto da dieci tracce, trova il trio inglese di base a Berlino indaffarato a scavare incessantemente nelle cavità dell’improvvisazione progressiva.

Il mood dell’album è parecchio più frivolo rispetto al precedente “Void Beats/Invocation Trex” del 2016, ma non per questo meno elaborato; basti pensare che i sessantasei minuti dell’album sono una sequenza di landscape eretti con quattro drum machine, di cui due fatte in casa da Holger Zapf e ribattezzate Taktron Z3 e Taktron Z2, a cui sono state aggiunte una Hohner e una Eko.

A dischiudere il guscio del disco, Malfunction, opening track di quasi diciassette minuti e Make Out Feed Out, il cui video ufficiale contiene alcune opere dell’animatore tedesco Oskar Fischinger. Anche la passione per l’arte astratta, industriale e sperimentale non è una novità per la band: la caverna dell’anti materia, da cui il gruppo trae il nome, altro non è che la più celebre installazione dell’artista Giuseppe Gallizio, pioniere della pittura industriale.

Lo stile inconfondibile di Gane e soci fa sì che “Hormone Lemonade” non sia una costante di sonorità elettroniche semplici e lineari, portando allo scoperto l’anima jazztronica del trio, come dimostrato dalle linee stratificate di Solarised Sound e Outerzone Jazs. Da Automatic Morning l’atmosfera si fa più rarefatta e le sonorità subiscono una virata verso l’inquietudine, nonostante l’intervento di un effetto synth a intermittenza, predominante anche in Remote Confection, che sembra esplorare territori a stampo free jazz.

Feed Me Magnetic Rain, invece, si trasforma in un aspro riff techno subito prima di addentrarsi in una fantasticheria ambient. Qualora fosse necessario, “Hormone Lemonade” è testimone sonoro dello spirito pioneristico congenito in alcune tra le menti più fantasiose e istruite degli ultimi trent’anni.

(2018, Duophonic)

01 Malfunction
02 Make Out Fade Out
03 Phase Modulation Shuffle
04 Solarised Sound
05 Outerzone Jazs
06 Automatic Morning
07 Feed Me Magnetic Rain
08 Motion Flow
09 Remote Confection
10 Phantom Melodies

IN BREVE: 3,5/5

Lejla Cassia
Catanese, studi apparentemente molto poco creativi (la Giurisprudenza in realtà dà molto spazio alla fantasia e all'invenzione). Musicopatica per passione, purtroppo non ha ereditato l'eleganza sonora del fratello musicista; in compenso pianifica scelte di vita indossando gli auricolari.