Quant’è lontano Cesare Basile? Un puntino all’orizzonte. Ma in realtà non si è mai mosso. È sempre stato lì, a Catania, ormai è tanto tempo che conduce le sue battaglie musicali e politiche dalla Sicilia. Ma è lontano Cesare, perché è il suo cuore che viaggia.
U Fujutu su nesci chi fa? è un disco mediterraneo, un disco blues. C’è la terra polposa ma corrotta della Sicilia, c’è il sole calante dell’Africa e poi l’America smisurata e triste. C’è il suono del Sud che è molto di più di un quadrante, di uno spicchio della rosa dei venti. Il Sud è uno stato d’animo, un sussulto, un buco nelle budella. Il Sud è il posto da cantare, da salvare, da piangere, da scuotere. Succedeva nel precedente “Tu prenditi l’amore che vuoi e non chiederlo più” e succede in questo disco in cui è il debole che cerca il modo di sopravvivere alla tirannia. E il potere, sempre lui, s’affaccia nell’albo di Basile con occhi da caprone. Oppure sotto forma di fiamme che ardono irridenti il corpo degli oppressi (Cola si fici focu).
Basile lo urlava nel precedente disco: “prendetevelo l’amore, non dovete chiedere il permesso”. Ma la tirannia è subdola, è sangue e succo rosso di ciliegia, è un sortilegio (Lijatura) che fa si che “gli offesi siano grati a chi li offende”. Ed è questo il Sud del mondo, quello in cui Cesare si muove idealmente, è un luogo di suoni e di urla. Nei racconti di “U Fujutu…”, crepitano chitarre artigianali, tamburi, musiche sciamaniche; si diffondono profumi di deserto rosso, di Medio Oriente, incensi; suonano voci, si sviluppano ululati e parapà. La vita è una ruota, un gioco dell’oca (vedi la splendida copertina), un mondo di “cunti e di canti”. Di vendette e violenze, pupi in armatura che strillano volteggiando spade di latta.
E le urla sono quelle del pazzo, l’ammattito, il folle. E cosa succede se il pazzo, alla fine, decide di parlare? (U Fujutu su nesci chi fa), cosa succede se il vento cambia direzione? “Nel regno dell’Imperatore esce torto e chiama ragione” – canta ossessivamente, mantra, Basile. Una minaccia, un auspicio, la voglia di una rivolta popolare che è aspirazione e cruccio. Esattamente come la musica: si attende sempre che dica qualcosa di rivoluzionario e si vive nella speranza che quel qualcosa cambi per sempre le nostre vite.
(2017, Urtovox)
01 Scongiuro
02 Lijatura
03 Tri nuvuli ju visti cumpariri
04 Cincu Ppammi
05 Cola si fici focu
06 Storia di Firrignu
07 U scantu
08 U Fujutu su nesci chi fa
09 Fimmina trista fimmina nata
10 Cirasa di Jinnaru
IN BREVE: 4,5/5