Chancelor Bennet potrebbe essere uno dei tanti ragazzi nati e cresciuti nella South Side di Chicago, notoria suo malgrado per l’alto tasso di criminalità e di scontri tra gang, tant’è che ha acquisito il nomignolo di “Chiraq”, famosa inoltre per essere la culla della drill, genere fortemente incentrato sulla violenza. Ma Chance, pur cresciuto in questo ambiente, ha mostrato sin da giovane un profondo interesse verso le arti.
Dopo aver ottenuto molto successo localmente con il primo mixtape, “10 Days”, inizia ad attirare l’attenzione di riviste patinate come Complex e Forbes grazie al suo stile innovativo. Ma il salto di qualità lo fa nel 2013 quando esce “Acid Rap”. Chance the Rapper non ha mai tenuto nascosta la sua devozione, ma la spiritualità ha sempre fatto non più che da sfondo nei suoi precedenti mixtape. Ora diventa invece la forza scatenante ( ”I get my word from the sermon / I do not talk to the serpent / That’s the holistic discernment”), qualcosa si poteva percepire dalla collaborazione in “Ultralight Beam”, brano di apertura del “The Life Of Pablo” del concittadino Kanye West. Allo stesso modo Chance sceglie Kanye per il primo brano di Coloring Book.
Il messaggio che Chance vuole dare è diretto ed esplicito, la musica deve avere il potere di regalare speranza e libertà in un contesto sociopolitico che sta mostrando, ora come non mai, le sue crepe (”I don’t make songs for free / I make ‘em for freedom”), cercando di donare un barlume di speranza alla sua città (”Take me to your mountain / So someday Chicago will be free”).
Il lato meno convincente del mixtape sono le collaborazioni, che risultano essere ovvie e poco sfidanti. Ma che al contempo sono anche le tracce più sorprendenti: sia sentire 2Chainz e Lil Wayne rappare su una base corale in No Problem, sia rendendo persino piacevole la collaborazione con Young Thug in Mixtape, in cui Chance combatte ancora una volta la sua battaglia anti-etichetta (”Am I the only one who still cares about mixtapes?”). Ultima ma non per importanza Juke Jam, brano con Justin Bieber e Towkio su uno dei sample migliori dei Mount Kimbie.
Il mixtape meriterebbe l’ascolto per due brani in particolare: Blessings, dedicata principalmente alla figlia nata da poco, e Same Drugs, richiamo al precedente “Acid Rap” ma che in realtà di amore tratta. La passione di Chance per il jazz l’abbiamo scoperta in “Surf”, album dei Donnie Trumpet & The Social Experiment cui ha ampiamente collaborato: ora il jazz viene fuso con il soul e si ha la sensazione che il tutto sia cantato da un coro di chiesa, come letteralmente avviene in How Great.
Sebbene non sia stato annunciato come un album a tutti gli effetti, si tratta del lavoro appartenente al genere hip hop (se proprio vogliamo etichettarlo) più consistente dell’anno. Non trova paragoni degni, in un’industria in cui è meglio seguire l’onda per il timore di osare in nuove frontiere. Non si tratta solamente di riportare in auge il gospel, Chance insegna come l’hip hop sia ancora in grado di affondare i propri sentimenti nelle sue radici più profonde. Come alcuni dei suoi predecessori in passato (vedi Kanye West e Kendrick Lamar) è riuscito di fatto a dare una nuova direzione al genere, riuscendo a comprendere e dar voce a emozioni che erano latenti nel cuore di molti.
(2016, Autoprodotto)
01 All We Got (feat. Kanye West & Chicago Children’s Choir)
02 No Problem (feat. Lil Wayne & 2 Chainz)
03 Summer Friends (feat. Jeremih & Francis And The Lights)
04 D.R.A.M. Sings Special
05 Blessings
06 Same Drugs
07 Mixtape (feat. Young Thug & Lil Yachty)
08 Angels (feat. Saba)
09 Juke Jam (feat. Justin Bieber & Towkio)
10 All Night (feat. Knox Fortune)
11 How Great (feat. Jay Electronica & My cousin Nicole)
12 Smoke Break (feat. Future)
13 Finish Line / Drown (feat. T-Pain, Kirk Franklin, Eryn Allen Kane & Noname)
14 Blessings (Reprise) (feat. Ty Dolla $ign)
IN BREVE: 4,5/5