Non mi va di considerare Black Velvetcome una specie di lascito, un’ultima testimonianza della grandezza artistica di Charles Bradley. Il fatto è che non sembra neppure sia morto. Non dico che questo triste avvenimento sia per me causa di sgomento o di incredulità, semplicemente Bradley è morto in un momento della sua carriera in cui, dopo la pubblicazione di “Changes” (2016), veniva praticamente riscoperto.
Si era rialzato dopo una serie di brutte storie legate al suo stato di salute sempre più problematico, quello stesso cancro allo stomaco che lo ha portato via nel Settembre del 2017, ma non si può dire che fosse al culmine del suo processo artistico. La sua produzione, infatti, si è sempre mantenuta su standard elevati e lui non ha avuto una fine simile a quella deli membri del Club dei 27, né un lungo addio drammatico come quello di popstar come David Bowie o Lou Reed. Charles Bradley se ne è andato senza troppe commemorazioni, senza momenti di commozione generale condivisi dai media o sui social media, come è divenuto uso da qualche anno a questa parte.
Questo disco quindi non è un testamento, ma un altro capitolo di una serie di produzioni semplicemente brillanti e che giustamente la Daptone ha voluto pubblicare nella stessa settimana in cui Bradley avrebbe compiuto settant’anni. Del resto sono stati proprio i ragazzi della label, con in testa il producer e amico di lunga data di Bradley Tommy “TNT” Brenneck, a portare a termine un lavoro che mette assieme pezzi registrati con la Menahan Street Band di NYC in un arco di tempo che va dal 2011 al 2016.
Nel disco ci sono tre inediti, il singolo I Feel A Change, Can’t Fight The Feelinge Fly Little Girl, ma desta grande curiosità per chi non fa parte degli aficionados di un vocalist considerato a ragione come il degno erede di grandi come Otis Redding e James Brown, soprannominato “l’aquila urlante della soul music contemporanea”, per la presenza di cover di artisti lontani dal mondo della musica rhythm and blues e funky-soul come Nirvana, Neil Young, Sixto Rodriguez. Nella fattispecie, sicuramente performante e potente il rock’n’roll elettrico di Stay Away, riuscita la cover di un classico come Heart Of Gold, molto convincente l’interpretazione di Slip Away. Proprio il pezzo scritto da Sixto Rodriguez è uno dei momenti migliori del disco, assieme a Black Velvet, che dà il titolo all’album, suonato solo dalla Menahan Street Band perché Bradley non fece in tempo a registrare la voce.
In definitiva non è un album indimenticabile ma una giusta operazione di recupero, sebbene sia difficile restare impassibili davanti, ad esempio, all’electric version di Victim Of Love, un pezzo semplicemente fantastico che in questa riedizione fa sfoggio di tutta la forza di Charles Bradley e della sua incredibile voce. Tutto ciò lo rende un artista immortale e slega la sua arte da ogni riferimento e collocazione temporale.
(2018, Daptone / Dunham)
01 Can’t Fight The Feeling
02 Luv Jones
03 I Feel A Change
04 Slip Away
05 Black Velvet
06 Stay Away
07 Heart Of Gold
08 (I Hope You Find) The Good Life
09 Fly Little Girl
10 Victim Of Love (Electric Version)
IN BREVE: 2,5/5