Il sentore c’era già con “God’s Country” (2022), che i Chat Pile non fossero una meteora. Semmai del corpo celeste, potevamo già presagirlo allora, condividevano e condividono due cose: l’incandescenza e la luminosità nel cielo notturno. Cool World però non appartiene agli astri ma, come dice bene il titolo, a questo mondo: è un disco coi piedi piantati per terra, un trionfo della legge di gravità, il macigno di Sisifo.
Nei suoi compattissimi quarantadue minuti di durata, l’opera seconda del quartetto di Oklahoma si candida seriamente come miglior disco pesante dell’anno, col suo magma intrecciato di sludge, noise, post punk/hc, industrial. Tutto perfettamente riconoscibile e tutto declinato in modo eccelso, come se i migliori Korn fossero andati a lezione di essenziale dai Jesus Lizard.
E infatti, fin dalle primissime battute, la drittezza della composizione è una dichiarazione di guerra: I Am Dog Now la urli già al primo incontro, senza possibilità di leggerne nuovamente il titolo e non intonarla. Il tuffo grunge di Shame è un highlight sottovalutato, il basso mortale del trittico Frownland–Funny Man–Camcoder una sassaiola di rara intensità e familiarità ritmica. Non è da meno la teatralissima Tape, coi suoi disperati backing vocals screamo, o lo spoken word di The New World: una scusa per consegnare uno dei refrain più memorabili e immediati dell’opera. Masc potrebbe anche sembrare un pezzo dei Fontaines D.C. lasciato a marcire nel sole, non fosse per quella coda incazzatissima che ci accompagna verso la più litanica Milk Of Human Kindness.
Solo una specie di ultimo afflato prima dell’arrivederci: No Way Out reincarna tutto il meglio ascoltato precedentemente, salutando l’ascoltatore col suo speranzosissimo pontificato: “No escape, no escape, no way out”. Mentre la voce roca di Randy Rulz si dissolve, la consapevolezza di aver ascoltato un album che può davvero mettere tutti d’accordo sale e sale ad ogni ascolto nuovo. Perché c’è davvero poco e niente per fare il pelo ai Chat Pile di “Cool World”, sinceramente. Sempre che ne abbiate incomprensibilmente voglia.
2024 | The Flenser
IN BREVE: 4/5