Proprio per questo il suo intento era scrivere “some sort of escapist music; songs that were just about being in your body, and getting free”. Solo così è possibile estraniarsi da ciò che provoca disagio. E se in un universo costantemente in lacrime tutto è rigido e dicotomico, in Hiss Spun nulla è divisione ma ogni contrasto diventa equilibrio: la sua voce da soprano si fonde alla perfezione con il sound drone metal dell’album, e lo sfondo chiaro della copertina non prevale sul nero della sua figura ma lo avvalora. Perché il nero di Chelsea Wolfe è movimento, è un animo cupo e nichilista ma trepido, libero, capace di trascendere sia dall’aridità esterna che dal caos interiore.
Il suono sepolcrale e feroce delle percussioni e il riverbero della voce presenti in Spun ci scaraventano senza alcun filtro in un album fatto di drone, industrial, shoegaze, apocalyptic folk e rock oscuro, gotico. La presenza della chitarra di Troy Van Leeuwen in quest’album è inconfondibile, così come diventa visibile una sagoma nera tra la nebbia e il primo singolo estratto 16 Psyche ce lo conferma.
Lo strato massiccio di suoni di Vex crea una connessione indissolubile tra il tormento e la delizia, tra le voci di Aaron Turner e Chelsea. E sono i suoni dal tono ossessivo di Strain ad anticiparci che l’ambiente etereo, leggero, impercettibile di Two Spirit è solo il preludio di un finale dallo scenario apocalittico: Scrape.
Sulle orme dei suoi precedenti lavori, Chelsea Wolfe ancora una volta non delude le aspettative. Un’artista ineccepibile, dallo stile ben definito e riconoscibile. E vista la sua dimensione fatta di un’oscurità che ricorda le stagioni più fredde della vita, fatta di una nebbia scura che sembra proteggere dal freddo del mondo esterno, non poteva scegliere data migliore che quella del Solstizio d’Autunno per la pubblicazione del suo nuovo album.
(2017, Sargent House)
01 Spun
02 16 Psyche
03 Vex
04 Strain
05 The Culling
06 Particle Flux
07 Twin Fawn
08 Offering
09 Static Hum
10 Welt
11 Two Spirit
12 Scrap
IN BREVE: 4,5/5