Che i Clipping. non fossero una cometa qualunque del sistema rap statunitense, lo si era ampiamente compreso già nel 2013. “Midcity” non era – e non è – un esordio come un altro; il trio non era – e non è – una formazione come un’altra. Perché Daveed Diggs (parole e ustioni di quinto grado), William Huston e Jonathan Snipes (produzione e abrasione dinamitarda) funzionano in un modo sempre differente, sempre rinnovato, eppur sempre di una concretezza assolutamente spietata, matematica, assoluta. There Existed An Addiction To Blood è il loro capolavoro, la loro ricerca dell’Arca Perduta andata a buonissimo fine.
Non si tratta – come d’altronde mai si è trattato nel loro caso – di un’esperienza easy listening e popcorn: la stratificazione sonora, la struttura della tracklist, la violenza delle liriche e più in generale la dichiarata volontà di richiesta d’una immersione completa fanno dell’album un osso tanto duro quanto affascinante. Ma nemmeno, come pur capitato in passato, troppo criptico.
Perché i tre singoli, ad esempio, sono semplicemente tre pezzi clamorosi, capaci di fare stillicidio con una nota (Nothing Is Safe), di accelerare-decelerare-implodere in harsh noise (La Mala Ondina) o iscriversi senza problemi tra i migliori episodi hardcore hip hop degli ultimi vent’anni (Blood Of The Fang). Il tutto parte di un montaggio eccezionale, cinematografico (con rimandi dichiarati a John Carpenter) in cui la cronaca nera s’impasta col suono delle città (l’eccezionale lividissimo soul He Dead con Ed Balloon o l’altro featuting Run For Your Life) e la narrativa della notte si fa vetro sotto i piedi nudi grazie a una produzione stellare, che regala scenari qui à la Autuchre qui à la Throbbing Gristle (Club Down, The Show, Attunement).
I diciotto minuti di Piano Burning, registrazione di un verticale in fiamme risalente al 1968, opera della compositrice e artista Annea Lockwood, sono il finale a dir poco perfetto per un’avventura del genere. Immaginate un film lungo una notte. Immaginate “After Hours” o “The Warriors” o “The 25th Hour”. Immaginateli tutti insieme. Immaginate, all’uscita di scena del protagonista, che in mezzo alla strada ci sia quel pianoforte lì, che brucia, e brucia, e brucia. Immaginate di consumare quel fuoco sino al termine dei titoli di coda. Ecco, forse ci siete. Forse adesso cominciate a capire – ma non avete ancora iniziato l’ascolto. Il consiglio è di non immaginare anche quello.
(2019, Sub Pop)
01 Intro
02 Nothing Is Safe
03 He Dead (feat. Ed Balloon)
04 Haunting (Interlude)
05 La Mala Ordina (feat. The Rita, El Camino & Benny The Butcher)
06 Club Down (feat. Sarah Bernat)
07 Prophecy (Interlude)
08 Run for Your Life (feat. La Chat)
09 The Show
10 Possession (Interlude)
11 All in Your Head (feat. Counterfeit Madison & Robyn Hood)
12 Blood Of The Fang
13 Story 7
14 Attunement (feat. Pedestrian Deposit)
15 Piano Burning
IN BREVE: 4/5