I Clutch non mostrano segni di cedimento. “Earth Rocker” ha segnato l’avvio di una seconda giovinezza per la band di Germantown che, dopo opere un po’ morbide come “Strange Cousins From The West” e “From Beale Street To Oblivion”, è tornata a ruggire facendo ciò che gli riesce meglio: suonare hard rock testosteronico.
Fa specie sentire un gruppo approdare all’undicesima prova discografica con una tale freschezza, sebbene Psychic Warfare non offra sostanziali differenze con “Earth Rocker”, segno che il gruppo ha trovato equilibri rodati in sede di scrittura. L’unico intento dei Clutch è quello di spettinarci e farci muovere il culo e l’uno-due iniziale con X-Ray Visions e Firebirds è invero da paura: metronomo alto, riffoni taglienti e un Neil Fallon che non inventa nulla con le sue melodie eppure è impossibile non ritrovarsi a cantare quei ritornelli che sono di un’efficacia e un’energia disarmanti.
Non manca nessuno dei nuovi “format” dei recenti Clutch, dal funky muscolare di A Quick Death In Texas al desolante western di Doom Saloon, passando per l’assalto à la Motorhead di Noble Savage per atterrare infine al crepuscolo blues di Son Of Virginia, prima che sopraggiunga l’ennesima tempesta di elettroni.
Un campionario che abbiamo già visto, è vero, ma la forza dei Clutch è quella di rielaborare ogni volta lo schema senza suonare ripetitivi, una dote non da poco e che ne certifica l’assoluta grandezza artistica. Forse saremo di parte, ma qui c’è odore di disco rock dell’anno.
(2015, Weathermaker Music)
01 Tha Affidavit
02 X-Ray Visions
03 Firebirds
04 A Quick Death In Texas
05 Sucker For The Witch
06 Your Love Is Incarceration
07 Doom Saloon
08 Our Lady Of Electric Light
09 Noble Savage
10 Behold The Colossus
11 Decapitation Blues
12 Son Of Virginia
IN BREVE: 4/5