Sorvolando su quella “A Sky Full Of Stars” partorita in coppia con Avicii, “Ghost Stories” aveva rappresentato per i Coldplay un ritorno a certa riflessività e a una semplicità che mancavano da tanto. Ritmi quieti, niente coretti forzati, niente bagarre pop, solo un mucchietto di brani ispirati in cui Chris Martin aveva messo dentro le sue tribolate vicende private.
Adesso il buon Chris sta meglio, ha superato la tempesta emotiva scatenata dal tormentato rapporto con Gwyneth Paltrow (tanto da coinvolgerla persino nei lavori di questo nuovo album) e ha ritrovato la voglia di muoversi rapido nello spettro cromatico offerto dall’arcobaleno. Tanto che questo A Head Full Of Dreams, settimo lavoro in studio dei Coldplay, risulta coloratissimo e non soltanto nell’evidenza del suo artwork.
La storia recente degli inglesi, però, ha insegnato che quando i colori diventano troppi (vedi il deludente “Mylo Xyloto” del 2011) il danno è dietro l’angolo. Il primo singolo Adventure Of A Lifetime, con quella chitarrina funk riportata in auge dal Nile Rodgers in orbita Daft Punk, ha rappresentato più di una dichiarazione d’intenti, così come le annunciate collaborazioni con Beyoncé (che fa il paio con quella di qualche tempo fa con Rihanna), Tove Lo, Noel Gallagher e Merry Clayton.
L’aspetto che salta per primo all’orecchio è la ricerca di territori catchy a ogni costo, come se non bastassero gli snervanti hook cui gli ultimi Coldplay hanno abituato e che continuano con prepotenza anche qui. Fatto salvo un episodio come Everglow, ballata che riporta al disco precedente e che presenta l’impalpabile apporto vocale della Paltrow, per il resto è un continuo e confusionario tentativo di beccare il singolo ammazza-classifiche, circostanza di per sé da non condannare ma solo se perseguita con criterio.
La circolarità funkeggiante della title track apre le danze svelando subito i piani dei Coldplay. Hymn For The Weekend si avventura in territori rap/r’n’b che non calzano molto a Martin, affossata dal cattivo “uso” fatto di Beyoncé: che senso ha chiamare in causa la numero uno per poi relegarla al ruolo di comprimaria? C’è il sample – piuttosto ruffiano – di Barak Obama che canta “Amazing Grace” ai funerali della strage di Charleston nel finale dell’intermezzo Kaleidoscope (una poesia recitata dal poeta Coleman Banks), per non parlare della banalità di Fun (in cui Tove Lo fa il suo dovere come seconda voce) e Army Of One, che partono bene ma già a metà diventano pericolosamente stucchevoli.
La plasticosa Up&Up, che chiude l’album, prova l’ennesima carta del pop da stadio e non si giova ancora una volta delle collaborazioni di lusso, tra cui un Noel Gallagher accreditato alla chitarra. Interessanti la cupa elettronica della hidden track X Marks The Spot (piazzata in coda a “Army Of One”) e Birds, che sa tanto di vecchi U2 ed è quasi una boccata d’aria.
La produzione del disco, affidata al solito Rik Simpson e soprattutto ai due norvegesi Stargate, è gommosa e ovattata, troppo persino per una band come i Coldplay che ha abbandonato da un pezzo la seppur minima velleità rock. Il suo incedere schizofrenico, la mancanza di un’idea di fondo ben delineata e il costante inseguimento del colpo a effetto ma senza rischiare fanno il resto, rendendo questo un lavoro che annega in un bicchiere d’acqua. Se, come si vocifera, dovesse essere l’ultimo album di Chris Martin e soci, “A Head Full Of Dreams” non sarebbe proprio un gran sigillo.
(2015, Parlophone / Atlantic)
01 A Head Full Of Dreams
02 Birds
03 Hymn For The Weekend
04 Everglow
05 Adventure Of A Lifetime
06 Fun
07 Kaleidoscope
08 Army Of One (+ hidden track X Marks The Spot)
09 Amazing Day
10 Colour Spectrum
11 Up&Up
IN BREVE: 2/5