Cécile Schott, in arte Colleen, è un’artista elegante e sfuggente, nonché piuttosto coraggiosa. Poteva proseguire sulla strada del pop banalotto di “Postcards From Atlantis”, invece si è diretta verso una particolare forma di folk che poi folk non è perché enigmatico, perché imbevuto di uno sperimentalismo visionario in cui le strutture della canzone si dissolvono e si trasformano in flusso surreale.
Con “The Weighing Of The Heart” si era celebrato un talento cristallino nonostante un album per niente facile e ricco di malinconia mediterranea, con Captain Of None Colleen lascia che gli unici protagonisti siano solo la sua voce delicata e la viola da gamba, strumento che risale al Settecento che l’artista francese usa per tessere timide melodie e scandire i ritmi delle sue 8 creature sonore.
“Captain Of None” è un lavoro dall’essenza acquea immerso in un oceano di riverberi e delay che s’intrecciano sotto la cristallina superficie di una scrittura semplice. Le parti vocali non distinguono versi da ritornelli e si adagiano su arrangiamenti essenziali.
Colleen ricorda le incantate escursioni di Fursaxa (Lighthouse) e gli arcani sperimentalismi di Bjork (I’m Kin), si immerge in tribalismi percussivi (This Hammer Breaks) e si diverte tra cangianti giochi di luce (Soul Alphabet), giungendo alla finale title track senza alterare mai l’unità organica dell’opera. Registrato e mixato interamente dalla stessa Schott, è il suo primo album per la sempre vigile Thrill Jockey.
(2015, Thrill Jockey)
01 Holding Horses
02 I’m Kin
03 This Hammer Breaks
04 Salina Stars
05 Lighthouse
06 Soul Alphabet
07 Eclipse
08 Captain Of None
IN BREVE: 3,5/5