Qual è il contrario di prevenuto? “Bendisposto”, come suggerisce la Treccani? Ecco, allora diciamo che ero fin troppo bendisposto nei confronti di Cosmo al momento dell’annuncio del suo nuovo album: sarei stato pienamente soddisfatto anche se il cantautore eporediese avesse fatto uscire un disco uguale e identico a quella bomba che era “L’ultima festa”, del 2016.
Invece Marco Jacopo Bianchi alza l’asticella con Cosmotronic, un lavoro più complicato e ambizioso del precedente, pur rimanendo in quel mood electro-melodico-preso bene che due anni fa aveva conquistato prima Radio Deejay e poi, di conseguenza, l’Italia. Dopo aver fatto sentire la sua presenza già durante lo scorso anno con Sei la mia città e Turbo, singoloni ammucchiati poi all’inizio della tracklist, Cosmo arriva a Gennaio 2018 con un doppio album che a mio parere ha come tratto peculiare il fatto di suonare forte, più forte degli altri prodotti indipendenti italiani in circolazione.
Non ho le competenze per addentrarmi in questioni da tecnico del suono, ma salta all’orecchio durante l’ascolto in cuffia come la voce di Bianchi sia poggiata su un tappeto elettronico e pulsante che, anche nelle canzoni più pop, può essere tranquillamente mixato in un dj set (come la sua serata Ivreatronic?), tra un pezzo techno e un altro senza che la sua cassa suoni drasticamente più piccola. Questo elemento, in un periodo segnato dal piattume sciapo delle produzioni di Canova, Tagaki & Ketra e compagnia bella, è sicuramente degno di nota.
Se le considerazioni fatte finora potrebbero essere anche applicate (con un po’ di sforzo) a progetti tamarri e discutibili come Il Pagante, dalla sua Cosmo ha però una storia alle spalle fatta della band indie Drink To Me e di esplorazioni elettroniche che partono direttamente da Burial e Boards Of Canada. E questo non passa inosservato, in una scelta di suoni veramente curata e precisa che contraddistingue tutto “Cosmotronic”, dai sample ambientali orientaleggianti della già citata Turbo fino ai synth all’inizio di Animali, che sembrano presi in prestito dalle melodie aperte di “Selected Ambient Works 85-92” di Aphex Twin.
Ovviamente in un’ora e un quarto di disco possono starci dei momenti sottotono, come la meno convincente L’amore e l’anonima strumentale 5 antimeridiane, ma di carne al fuoco ce n’è in abbondanza e difficilmente ci si annoia.
Non rimane che aspettare i concerti primaverili per vedere se Cosmo onorerà le alte aspettative del disco, soprattutto in quella cittadina a pochi passi da Ivrea in cui ci sono le Officine Grandi Riparazioni, venue che ha ospitato nel giro di pochi mesi Kraftwerk, Powell e Richard Russell della XL Recordings e si candida a diventare un polo importante per la musica live di un certo livello, come quella che, speriamo, arriverà al pubblico col tour di “Cosmotronic”. Dai, che anche noi, come canta nell’emblematica Ho vinto, abbiamo bisogno di concentrarci sul suono d’una cassa che pesta.
(2018, 42 Records)
01 Bentornato
02 Turbo
03 Sei la mia città
04 Tutto bene
05 Tristan Zarra
06 L’amore
07 Animali
08 Quando ho incontrato te
09 Ho vinto
10 Ivrea Bangkok
11 Attraverso lo specchio
12 Barbara
13 La notte farà il resto
14 5 antimeridiane
15 Tu non sei tu
IN BREVE: 3,5/5