Vertikal ha il peso dei libri-mattone. Incute riverenza come quei parallelepipedi alti quattro dita la cui lettura è anticipata da un mese buono di meditazione sul da farsi. Poi ci si addentra e si resta intrappolati in quell’intrigante rete di parole. Un Infinite Jest, un Uomo Senza Qualità. Un Underworld. O, forse, per la costante tensione e tragedia insite nelle sue atmosfere, un Fratelli Karamazov. Eppure, “Vertikal” concettualmente non si genera dalle pagine di un libro (in passato ci fu Chomsky tra le liriche), a dargli linfa è “Metropolis”, film muto di Fritz Lang del 1927 che, come un diapason, diede il la al cinema fantascientifico.
Il settetto di Umea, orfano – purtroppo – di Klas Rydberg, non perde quindi l’interesse per altri mondi artistici, inglobandoli nella sua materia. La quale non presenta alcuna rivoluzione, bensì evidenzia un’ulteriore evoluzione. Più opprimente e claustrofobico di “Salvation” e “Somewhere Along The Highway”, “Vertikal” ne ricusa in parte gli accenti post-rock, allontanando le zone eteree e trasfigurando la visceralità di “Eternal Kingdom” con synth che dividono quasi per metà la ribalta con le chitarre. Il decorso narrativo è lento ma inesorabile, Vicarious Redemption ne incarna la maestosità: minaccioso incipit di dark ambient, climax drammatico ed espansione maligna fino alla deflagrazione con assolo di chitarra reiterato (è lo stesso schema di “Ghost Trails”). Descriverla, con i suoi 18 minuti, serve a poco, dovete lasciarvi avvolgere dalle sue spire per percepirne la solennità e l’annichilente fragore. Rientra di diritto tra le capitali suite del post-hardcore, da “Hearts Alive” (Mastodon) a “The Eye Of Every Storm” (Neurosis), da “So Did We” (Isis) a “Kollapse” (Breach).
L’essenza di “Vertikal” è racchiusa tutta in questo brano, nonostante si incontrino episodi notevoli durante l’intero tragitto. I: The Weapon è istintiva e carnale, ha l’impatto del caterpillar con la sua onda d’urto metallica. Mute Departure è sontuosa malinconia che risorge come una fenice da un’agonia rantolante, la furia incontenibile della bestia primordiale. In Awe Of semina scie fluorescenti nello spazio siderale tracciando ponti tra stelle morenti. Il sipario cala con Passing Through: gli ultimi istanti prima del risveglio, lame di luce penetrano dalla finestra e sgretolano l’incubo di vetro. Rimane solo un’eco algida tra le colonne della cattedrale della mente, una sfocata macchia umana tra ombre crudeli. Pura, superlativa angoscia.
(2013, Indie Recordings)
01 The One
02 I: The Weapon
03 Vicarious Redemption
04 The Sweep
05 Synchronicity
06 Mute Departure
07 Disharmonia
08 In Awe Of
09 Passing Through