“Darkside is coming to an end, for now”: con questo tweet, datato Agosto 2014, Jaar e Harrington comunicavano al mondo che l’esperienza dei Darkside, dopo un EP e un full-length, veniva messa in pausa. La scelta, tuttavia, non era da considerarsi così insensata: così peculiare era stato quel momento durato un lustro e legato ad una città, New York, da sempre sottobosco fertile di ispirazione. Queste continue session newyorkesi avevano dato vita alle fluttuazioni sonore di “Psychic”: disco di pura amalgama concettuale tra l’algida elettronica di Jaar e i ricami chitarristici di Harrington. Poi l’ultimo concerto a Brooklyn nel Settembre del 2014, il sipario.
Dopo questa parentesi, Nicolas Jaar riprende il suo viaggio personale tra sperimentazione e spiritualità, varcando continuamente i confini tra i generi per arrivare a declinare una propria estetica sonora: un febbrile modo di intendere l’elettronica, non così distante dal modo di raccontare del cantautorato. I riverberi politici di “Sirens”, le sottrazioni mistiche di “Cenizas” e di “Telas”, nonchè le svariate collaborazioni, hanno accresciuto il background creativo del cileno fino a renderlo un punto di riferimento della scena. Harrington, invece, ha continuato a scrivere musica per sé pubblicando un EP nel 2014 (“Before This There Was One Heart But A Thousand Thoughts”) tramite l’etichetta Other People del collega Jaar, ma ha anche collaborato con artisti del calibro di Chet Faker, Jaga Jazzist, Deraadorian, coniugando la sua anima jazz-fusion a quella più blues e cantautorale.
La separazione, però, è stata solo di facciata, i due hanno continuato ad elaborare idee e a scambiarsele a distanza fino al 2018, dopo quattro anni dall’ultima apparizione, quando si sono ritrovati in studio nel New Jersey e, come se non avessero mai smesso, si sono ritrovati a creare nuova musica in maniera costante e prolifica. Così sono sorti sei dei nove pezzi di Spiral, la loro insperata seconda creatura musicale, autoprodotta e missata da Rashad Becker.
Il disco, uscito per la Matador Records, è una naturale prosecuzione dell’esordio: si apre con i toni meditativi di Narrow Road che rappresentanoil perfetto inizio di chi vuole entrare in punta di piedi, riconoscendo l’assenza ma allo stesso tempo la volontà di ritessere la trama del proprio lessico. The Limit ha un canovaccio molto riconoscibile: il basso e la chitarra forniscono concretezza alle increspature rumoristiche di Jaar creando equilibrio e stemperando la rarefazione sonora. Lawmaker è l’episodio più politico del disco: la voce di Jaar arringa in maniera sibillina nei confronti di dottori divenuti legislatori mentre la chitarra di Harrington sibila leitmotiv di blues desertico. Echi tuareg sono distintamente percepibili in I’m The Echo mentre la title tracksi risolve in un arpeggio di chitarra in minore che enfatizza l’ineffabilità del senso del testo. Liberty Bell ha un abito pop infarcito di incursioni psych – sempre frutto dei preziosismi chitarristici di Harrington. La fine è affidata ad Inside Is Out There con la sua lunga suite polimorfica che ricorda i momenti più dilatati di “Space Is Only Noise” e alla nostalgica Only Young, in cui il sostrato elettronico dreamydi Jaarsi interfaccia con l’estro blues di Harrington.
Le rotte disegnate in “Spiral”hanno il pregio di mantenere intatta la fusione di anime musicali che ha contraddistinto in passato i Darkside. Cosa non scontata quando i percorsi personali dei singoli artisti prendono strade diverse da quelle che costituivano il nucleo del progetto iniziale. Ma in questo caso la diversità è un punto di forza: prendersi qualche rischio per seguire le proprie inclinazioni, aggiungendo nuovi elementi in maniera ragionata, rafforza il proprio racconto artistico e lo salva da qualsiasi peccato di anacronismo. Un ritorno che vince ai punti la prova del tempo, relegando nell’oscurità lo scetticismo dei detrattori.
(2021, Matador)
01 Narrow Road
02 The Limit
03 The Question Is To See It All
04 Lawmaker
05 I’m The Echo
06 Spiral
07 Liberty Bell
08 Inside Is Out There
09 Only Young
IN BREVE: 3,5/5