Da quello musicale, infatti, la dimensione dei Daughter prova a spostarsi leggermente, tradendo per larga parte la vena acustica per accasarsi su trame dream pop che incupiscono ancora di più i messaggi lanciati da Elena. I frangenti elettronici si fanno più corposi già nell’iniziale No Way, che parte con percussioni digitali per poi infrangersi nel finale in un fragore post rock atipico per il trio (e che torna misto a shoegaze in How). Ma anche i synth di Alone / With You, che ritmano l’unico momento up dell’intero lavoro insieme alla seguente No Care, vero unicum nella produzione degli inglesi col suo carattere arrembante, oppure i beat di To Belong che raffreddano l’emotività in cui è immerso l’intero disco.
La forza del ritornello ossessivo di Numbers e del climax dei quasi sette minuti di Fossa riassumono bene il Daughter-pensiero, al pari delle tematiche familiari di Mother, della languida melodia di Doing The Right Thing o della conclusiva Made Of Stone, brano che più di tutti si avvicina all’esordio. Tutti territori sicuri, questi, in cui la band si rifugia tra un tentativo e l’altro di affrancarsi da un sound già cristallizzato.
Il problema – ed è questo l’aspetto che non fa scattare l’applauso come avvenne per “If You Leave” – è che l’affrancamento tentato dai Daughter non avviene affatto: “Not To Disappear” è un album che in fin dei conti rimane graniticamente ancorato alla profondità espressiva di Elena Tonra, così tanto che, a prescindere dalla forma data ai brani, risulta complicato scorgere una reale evoluzione rispetto al lavoro precedente. Bello, delicato e suadente ma anche ripetitivo e troppo compassato.
(2016, 4AD)
01 New Ways
02 Numbers
03 Doing The Right Thing
04 How
05 Mothers
06 Alone / With You
07 No Care
08 To Belong
09 Fossa
10 Made Of Stone
IN BREVE: 3/5