Dio, quanto odio queste cose. Sigh. Ok, let’s get ready to rumble. Questa è la storia di Margareth, dolce pulzella che si innamora di William, un mutaforma che vive in una foresta (eeeeh), e delle tribolazioni che i due vivranno. La dolce Margaret, vagando per la foresta (???), si imbatte in un dolce cerbiatto ferito (oh, santo cielo) e lo soccorre. Il povero cerbiatto ferito altri non è che William, che se la porta a casa e se la tr… e fa l’amore con lei (altro che dolce, la cara Margaret… direi socievole, più che altro). Tornata a casa, Margaret presto scopre di essere rimasta incinta (socievole & fortunata, la pulzella!), quindi ritorna nella foresta per cercare il suo amore. E’ William infine a trovare lei ed a ritr… unire nuovamente il proprio corpo con quello di lei (molto, mooolto socievole, mi sarebbe piaciuto conoscerla… peccato non essere un mutaforma). La Regina della Foresta, madre del cerbiatto, non è affatto felice del fatto che William si sia innamorato di questa donna: così la fa rapire da “The Rake” (“Il Debosciato”), il cattivo. Cotale individuo si è sposato a 21 anni, e sua moglie ha incominciato a cag… a sfornare figli, figli profondamente odiati dal cattivaccio. Il quarto figlio muore alla nascita, portando con se la madre… questo fa si che il padre decida di liberarsi anche degli altri tre: ne avvelena una, un altro lo annega nella vasca da bagno, ed il terzo, che si era azzardato a difendersi, viene bruciato vivo (e i servizi sociali stanno a guardare). Questo cattivaccio rapisce la bella Margaret (strano non abbiano socializzato), su ordine della regina, e la nasconde sulle rive di un agitato fiume. William trova ‘sto benedetto fiume, ma esso è impossibile da attraversare per la forza con la quale scorre; l’eroe quindi contratta, come aveva fatto con sua madre, con lo spirito del fiume: prega il fiume di calmarsi e farlo passare, ed, al suo ritorno, lascerà che il suo corpo venga divorato dalle acque del fiume stesso (aah, i notori fiumi carnivori… peccato non averli qui, si risolverebbe il problema della gente nascosta nei piloni di cemento). Il fiume accetta (non aveva fatto colazione), e lo lascia passare. In quel mentre, il Debosciato che allieta i nostri cuori sta picchiando la socievole Margaret (forse per non aver voluto socializzare), che continua ad invocare il nome di William, e per questo viene schernita dal cattivo. Invece dell’invocato cerbiatto, giungono al luogo della cattività i tre fantasmi dei tre figli del nostro Debosciato del cuore, che si prendono la vendetta che spetta loro, liberando così Margaret, che può finalmente riunirsi col suo amato, che adempirà alla sua promessa fatta allo spirito del fiume, annegando in un tenero bacio con la sua amata (non c’era il tempo di una sveltina, mi sa), alla quale chiede di prenderlo in marito con le onde del fiume a fare da testimoni.
Questa è, grosso modo, la trama del musical fallito The Hazards Of Love, di Colin Meloy, leader dei Decemberists. Il presunto musical, trasformatosi in un album di progressive rock/folk, prende ispirazione da un ep della folk singer inglese Anne Briggs dallo stesso titolo cosa che, va da sé, non è positiva. O almeno non è positiva per chi, come me, detesta le folk singer inglesi quanto quelle americane. Ma sto divagando. Quello che è positivo è l’album in sé, invece: non è sicuramente un capolavoro, ma il tentativo di mischiare folk, hard rock e progressive è decisamente riuscito. In ascesa come le vendite dei propri dischi, i Decemberists si permettono questa pretenziosa opera di revival anni settanta, con una pletora di strumenti che nemmeno in “Pet Sounds”, e con una caterva di ospiti (Becky Stark dei Lavender Diamone, Shara Worden dei My Brightest Diamone, rispettivamente nei ruoli di Margaret e della regina, Robyn Hitchcock ospite alla chitarra, Jim James dei My Morning Jacket, Rebecca Gates degli Spinanes). Del resto era prevedibile: si è fatto revival praticamente di ogni genere musicale, non vedo perché sarebbe dovuto sfuggire il prog-rock con pretese folk. I momenti migliori si trovano negli spunti più spiccatamente rock (il lick bluesato di Won’t Want For Love, la coda quasi Deep Purple e rigonfia di hammond di The Queen’s Rebuke), e le voci delle due gentili dame che si sono prestate a questa carnevalata vittoriana sono state scelte alla perfezione, anche se hanno decisamente più personalità del buon leader dei Decemberists, che, a confronto con loro ci perde più di un po’. Ad ogni modo: a parte qualche pezzo interlocutorio un po’ noiosetto (ma funzionale alla storia, che comunque non avrei degnato nemmeno di una minima attenzione se non avessi dovuto scriverci una recensione… but that’s just me), l’album merita davvero. Mi sa che se continuano a vendere così (e con il contemporaneo successo dei Fleet Foxes) del revival folk non ne potremo proprio fare a meno… me ne farò una ragione.
(2009, Capitol)
01 Prelude
02 The Hazards Of Love 1 (The Prettiest Whistles Won’t Wrestle The Thistles Undone)
03 A Bower Scene
04 Won’t Want For Love (Margaret In The Taiga)
05 The Hazards Of Love 2 (Wager All)
06 The Queen’s Approach
07 Isn’t It A Lovely Night?
08 The Wanting Comes In Waves / Repaid
09 An Interlude
10 The Rake’s Song
11 The Abduction Of Margaret
12 The Queen’s Rebuke / The Crossing
13 Annan Water
14 Margaret In Captivity
15 The Hazards Of Love 3 (Revenge!)
16 The Wanting Comes In Waves (Reprise)
17 The Hazards Of Love 4 (The Drowned)
A cura di Nicola Corsaro