Non vi stupite che sono passati quattro anni dall’ultimo disco dei Decemberists perché, sì, ci sono ancora band che non pubblicano album ogni due per tre, istericamente. Scrivere musica solo se abbagliati dal fuoco sacro dovrebbe essere una regola, ma tant’è. Colin Meloy e compagni s’erano lasciati alle spalle la detronizzazione di un re e quelle fanfare che ne accompagnavano la liberazione. “The King is Dead” del 2011 non dava neanche un secondo per capire ciò che stava succedendo, la festa era troppo fragorosa per conoscere momenti di stasi tra un ballo e una sorsata di vino buono.
Ma il mondo, quindi, è una bella cosa? Certo. Anche se pieno di cose brutte? Sì, lo è comunque. Questo il concetto che sta dietro a What A Terrible World, What A Beautiful World, settimo disco della band di Portland. Colin sa bene cosa significa, lo sa sulla sua stessa pelle: un figlio autistico è, allo stesso tempo, un dono e una (piccola) tragedia. Così come un luogo, l’America, dannatamente pieno di bellezza ma stregato spesso dal buio più profondo. Prendi ad esempio la mattanza alla scuola Sandy Hook in Connecticut del 2012, dove un ventenne armato di mitragliatrice spense ventotto anime tra bambini e adulti.
In 12/17/12 Meloy si rivolge al killer: “Sei un alito di vita – canta – sei una luce sull’acqua”, muovendosi nel territorio dell’ineluttabilità di certe cose. In “What A terrible…” la festa, dunque, è più mesta per i Decemberists ma, come detto, non meno wonderful perché la moneta poi mostra la faccia più fascinosa e bella, come certe lune storte bellissime e certo filosofismo che apre il cuore che, affidati ad una chitarra acustica poetica (come in Till The Water’s All Long Gone) o a un pianoforte trasognante – di chiaro riferimento drakiano (come in Lake Song), riescono magicamente a mandar giù il rospo per affacciarsi a un nuovo giorno.
E A Beginning Song, piazzata dai Nostri in chiusura ci racconta tutto questo. Quando tutto sembra compromesso, quando il cielo è nero come l’occhio di un pugile offeso, filtra una luce che non t’aspetti e allora vedi le cose da un’altra prospettiva: “è la luce del sole, è la quiete, è il lavoro, è il cuore pulsante, è l’oceano, sono i ragazzi, è lei, il mio dolce amore, è la luce brillante, e tutto questo è intorno a me”. I colori s’attenuano e ritornano ad essere primari e chiari. E tutto torna magia.
(2015, Capitol / Rough Trade)
01 The Singer Addresses His Audience
02 Cavalry Captain
03 Philomena
04 Make You Better
05 Lake Song
06 Till The Water’s All Long Gone
07 The Wrong Year
08 Carolina Low
09 Better Not Wake The Baby
10 Anti-Summersong
11 Easy Come, Easy Go
12 Mistral
13 12/17/12
14 A Beginning Song
IN BREVE: 3,5/5