È di nuovo tempo di Record Store Day e, tra ristampe e rarità varie, i Foo Fighters hanno deciso di pubblicare Hail Satin, live EP dal titolo ironico con cui il gruppo capitanato da Dave Grohl ha dato il via ad un insolito progetto nella veste di cover band disco music, sotto il nome di Dee Gees. Il desiderio di spaziare nei generi musicali più disparati era già stato reso noto in “Medicine At Midnight”, uscito ad inizio Febbraio scorso, e non aveva convinto proprio tutti, nonostante vi fossero alcune buone idee o tracce più o meno riuscite. L’inizio è dedicato alle cover dei Bee Gees You Should Be Dancing, Night Fever, Tragedy, More Than A Woman e a Shadow Dancing di Andy Gibb, fratello più giovane del trio pop disco che scelse la carriera solista. Non si può dire che Dave e soci abbiano fatto un cattivo lavoro, anzi risultano fin troppo impeccabili nel sound e soprattutto nell’interpretazione.
Tuttavia, ciò che lascia abbastanza disorientati è la scelta dei brani: è oltremodo risaputo che i Bee Gees siano stati spesso sottovalutati e ricordati semplicemente come “quelli di Stayin Alive e Night Fever”, sebbene nella loro carriera esistano anche dischi ambiziosi come “Odessa” (1969) e “Trafalgar” (1971) o altri singoli di matrice soul disco ai quali non è stato riconosciuto il giusto merito. Sarebbe stato forse più interessante scegliere qualche traccia particolare, anziché “vincere facile” con pezzi mainstream reinterpretati da manuale e senza una virgola fuori posto… A meno che, ovviamente, non si desiderasse proprio questo, ma non al fine di una reale vittoria.
In generale ci si chiede perché i Nostri abbiano scelto un accostamento simile, a parte volersi divertire, ma visti i commenti ricevuti con il loro ultimo lavoro, potrebbe anche non essere stato del tutto casuale: è infatti noto che al termine degli anni Settanta molti artisti non-disco pubblicarono brani intrisi di tali influenze, beccandosi critiche a non finire, un po’ come loro in questo momento, a causa delle scelte stilistiche intraprese. Pensando ad un parallelismo simile, potrebbe trattarsi dell’ennesimo tentativo di sdoganare il rock “contaminato” e venato di dance e pop, come dimostra il titolo, che strizza l’occhio ad un “Hail Satan”, molto più da immaginario “rock”, al posto della lucentezza e dei colori sgargianti delle camicie satinate seventies (giudizio insensato e valido solo per chi giudica un libro dalla copertina e non dal suo contenuto).
La seconda parte del disco comprende invece le versioni live di cinque brani presenti nell’ultimo album della band statunitense, registrate nello Studio 606 West di Northridge, a Los Angeles. Non si riscontrano particolari diversità dalle tracce originali, se non qualche miglioramento o leggera differenza per Shame Shame e Waiting On A War che appaiono più pulite e minimali.
Ricapitolando: siete fan sfegatati dei Foo Fighters tanto da desiderarne anche l’eventuale lista della spesa dedicata a birrette e barbecue della domenica a casa dello zio Dave? “Hail Satin” non può mancare nella vostra collezione. Se invece “Medicine At Midnight” non vi aveva convinti a sufficienza, la disco dei Bee Gees è distante anni luce da voi oppure, ancor meglio, avreste preferito vederne un tributo più serio e credibile, ispirato al documentario “The Bee Gees: How Can You Mend a Broken Heart”, che gli stessi Foo Fighters hanno dichiarato di aver visto, sicuramente questo lavoro vi farà storcere il naso.
(2021, RCA)
01 You Should Be Dancing
02 Night Fever
03 Tragedy
04 Shadow Dancing
05 More Than A Woman
06 Making A Fire (Live At Studio 606)
07 Shame Shame (Live At Studio 606)
08 Waiting On A War (Live At Studio 606)
09 No Son Of Mine (Live At Studio 606)
10 Cloudspotter (Live At Studio 606)
IN BREVE: 2,5/5