Home RECENSIONI Denzel Curry – TA13OO

Denzel Curry – TA13OO

Terzo studio album per il giovane Denzel Curry. Già ai tempi di “Nostalgic 64” (2013), appena maggiorenne, aveva dimostrato di essere uno degli artisti più promettenti all’interno della scena del Soundcloud rap, scegliendo allo stesso tempo di non legarsi formalmente alla corrente. Non è mai di fatto diventato membro ufficiale dei Raider Klan, collettivo che ha guidato la corrente, ma ha collaborato ripetute volte come se lo fosse sia con il fondatore SpaceGhostPurrp che con il gruppo.

Non si può parlare di Soundcloud rap senza menzionare il prematuramente mancato XXXTentacion, Jahseh Onfroy all’anagrafe. Curry e Onfroy oltre ad essere stati compagni di stanza nella stessa Florida che ha dato a entrambi i natali, condividevano le stesse paure e ossessioni. Curry cerca, al contrario di Onfroy, di trovare una soluzione a questo malessere. XXXTentacion ha portato a conoscenza mainstream più che un genere, uno stile di vita che trova rimedio nelle sofferenze, assumendo Xanax o altri antidepressivi sostituendoli a droghe ricreative. Un fenomeno che ha preso una deriva di proporzioni inaspettate, tanto che viene definita la nuova era del crack degli anni ‘80. La conseguenza più pericolosa è l’incitamento all’utilizzo di queste droghe da prescrizione (basti pensare a nomi come Lil Xan).

Come anticipato, Curry dà finalmente una nuova prospettiva, riconoscendo l’epidemia e distanziandosene: “Ain’t shit changed since Lil Peep died / On the Southside, it’s suicide, in a box with a suit and tie, da Percs – diminutivo per Percocets, mix di ossicodone e paracetamolo, ancora “Everybody and they mama tweakin’ on that Xan shit / Shit is messed up, pills be on the dresser, uh”, da The Blackest Balloon.

Un’altra tematica comune della generazione è la morte. Sorprende sempre quanto sia ricorrente e attesa nel breve periodo da ragazzi che ancora non hanno raggiunto il quarto di secolo, la macabre glorificazione sempre espressa da XXXTentacion qua diventa riflessa attraverso Kurt Cobain, un traguardo da raggiungere per diventare immortali ed essere finalmente riconosciuti. (“Suicidal doors, call it Kurt Cobain”, da Clout Cobain).

In Sirens Curry offre il suo punto di vista rispetto alla situazione politica odierna, le sirene della polizia con cui una persona afroamericana deve imparare a convivere e confrontarsi senza scappare (Babe, when you hear the siren sounds / When the karma come back ‘round, don’t let me down / Babe, there’s a time to stand your ground / Even if one of them sounds, don’t let me down), tematica purtroppo a lui vicina, a causa della morte del fratello in seguito a scariche ripetute di taser dalla polizia in Florida (“Why my brother calling to me?”).

L’album è suddiviso in tre parti rilasciate una a una settimana di distanza dall’altra, Light, Gray e Dark. La decisione di attribuire determinate tracce a una sezione rispetto a un altra è tutt’altro che scontata, sembrerebbe addirittura non esserci un particolare nesso logico, almeno per l’ascoltatore. Per esempio, l’omonima e outkastiana Taboo posta in apertura tratta di uno stupor, mentre la componenete dance di GoldLink tenta di alleviare le pene del rapper in un contesto horror e dark à la “IT” (“Soon black balloons pop / That’ll be the day the pain stop”, da Black Balloons).

La suddivisione è quindi qualcosa di estremamente personale, come se il rapper avesse imparato a convivere con certi demoni interiori che non rappresentano più il suo lato oscuro. L’ultima Black Metal Terrorist è un perfetto esempio della crescita di Curry, che nato nell’era di Soundlcloud ne ha ancora in sé i tratti distintivi, primo tra tutti la libertà di sperimentare suoni che rimangono in alcuni casi volutamente grezzi e con bassi distorti, vedi la rappresentativa Sumo nella sua aggressività e carica di adrenalina.

La differenza rispetto ad altri colleghi è che Curry è riuscito a plasmare questi suoni e farli diventare propri, portandoli a un livello superiore e differente dal suo punto di partenza, come Cash Maniac in pieno stile west coast g-funky. A premiarlo è sicuramente il fatto di essere un artista oltre che un rapper (Curry è anche pittore e fumettista), riuscire a interpretare la realtà attraverso una prospettiva differente e totalmente personale. Di conseguenza, la scelta di non voler sottostare a nessun gruppo/genere in particolare (mumble rap come naturale prosecuzione) ma crescere indistintamente per la propria strada.

(2018, Loma Vista)

Act I – Light
01 Taboo
02 Black Balloons (feat. Twelve’len & GoldLink)
03 Cash Maniac (feat. Nyyjerya)
04 Sumo

Act II – Gray
05 Super Saiyan Superman
06 Switch It Up
07 Mad I Got It
08 Sirens (feat. J.I.D)
09 Clout Cobain

Act III – Dark
10 The Blackest Balloon
11 Percs
12 Vengeance (feat. Zillakami & JPEGMAFIA)
13 Black Metal Terrorist

IN BREVE: 4/5

Danda Zanoni
Consulente ed ingegnere, ma prima ancora “music addicted”. Da sempre con sottofondo musicale a far da colonna sonora della mia vita.