Nativo di Philadelphia ma adottato da Nashville, Devon Gilfillian si era fatto notare nel 2016 con un eccellente extended play ricco di un blues moderno e colorato di venature gospel e soul che gli era valso un contratto discografico con la Capitol. Dopo due anni di attività live, Gilfillian torna con il suo esordio in long playing. Black Hole Rainbow mette da parte la cazzimma (e gran parte del blues) per abbracciare un soul a tratti molto radiofonico, nel quale Kiwanuka, Seal e i grandi classici Motown si ergono a numi tutelari. Gilfillian ha una voce eccellente e non si dimentica di mostrarla; l’album a metà strada si perde un po’ in uno slow tempo che fa sembrare tutti i pezzi simili, scialaquando  l’impatto iniziale, ma c’è comunque molto di buono: Thank Me Later e Get Out And Get It sono gli higlights del disco. Se riuscisse a integrare stilisticamente i suoni del (superiore) EP d’esordio, non ci stupiremmo se tirasse fuori un capolavoro. Per adesso, ascoltiamo interessati.
(2020, Capitol)
01 Unchained
02 Get Out And Get It
03 The Good Life
04 Lonely
05 Thank Me Later
06 Start It Up
07 Stay A Little Longer
08 Even Though It Hurts
09 Black Hole Interlude
10 Find A Light
11 Full Disclosure
12 Stranger
IN BREVE:Â 3/5