Zachary Cole Smith, trentunenne deus ex machina dei newyorkesi DIIV, è il tipo giusto che vorresti conoscere nella Grande Mela. Musicista, modello, compagno della top model, attrice e cantante Sky Ferreira, spesso al centro delle cronache glam. Una specie di novello Kurt Cobain con annessa adolescenza travagliata, consumo di droga e aspetto androgino, il cui esordio non ha tardato a scatenare un hype piuttosto comprensibile fino a questo, secondo Is The Is Are.
La band di Brooklyn, jet set a parte, è simile a tante, tantissime altre che sguazzano in territori garage-indie con ombre new wave. Per sua fortuna, però, lo fa discretamente bene. Dopo un avvio assai brillante con l’uno-due Out Of Mind/Under The Sun, l’album vira pian piano su traiettorie più cupe, passando comunque per il brio di Dopamine o la title track Is The Is Are (tra i momenti migliori dell’opera). Se Mire (Grant’s song) e Incarnate Devil fanno il verso ai Sonic Youth, Healthy Moon e Loose Ends setacciano aree più indie pop-oriented con successo, sino alla conclusione garage/shoegaze di Waste Of Breath.
Il quartetto statunitense compie, nell’arco di un’ora a volte noiosa, un percettibile passo indietro rispetto a “Oshin”, centrando comunque il tiro di un buon successore. Niente di brutto, nulla per cui strapparsi i capelli. Se non altro, però, pochissima boria e buona dose di energia facilmente spendibile live nel lungo tour che li aspetta. Speriamo che lì – s’intende sul palco – un po’ di carattere in più possa saltare fuori.
(2016, Captured Tracks)
01 Out Of Mind
02 Under The Sun
03 Bent (Roi’s Song)
04 Dopamine
05 Blue Boredom (Sky’s Song)
06 Valentine
07 Yr Not Far
08 Take Your Time
09 Is The Is Are
10 Mire (Grant’s Song)
11 Incarnate Devil
12 (Fuck)
13 Healthy Moon
14 Loose Ends
15 (Napa)
16 Dust
17 Waste Of Breath
IN BREVE: 3/5