Lungi dal riuscire a stupire come agli esordi, la quarta fatica dei Django Django merita comunque una possibilità: i giochi di luce art rock e psych pop di Glowing In The Dark attingono da un ampio catalogo che spazia tra generi ed epoche differenti, abbracciando tutto lo scibile musicale, dall’acid house, alla dance, synth pop, rock psichedelico, funk, fino al folk e al rockabilly. Ottimista, leggero e al contempo riflessivo, l’album ha come argomento centrale la fuga dalle costrizioni e da tutto ciò che sia negativo o impedisca di espandere i propri orizzonti.
La band ha sempre avuto come scopo quello di divertire e andare oltre i propri limiti, ma in un momento come questo i concetti di “speranza” ed “evasione” assumono una connotazione ben differente. Le sessioni di registrazione si sono svolte durante il lockdown con qualche difficoltà, data la distanza tra i membri del gruppo, attuando la strategia di focalizzarsi su un brano alla volta per ottimizzare il tempo insieme e dedicare molta attenzione all’arrangiamento.
Ad aprire le danze è il synth della dinamica e luminosa Spirals, la quale utilizza l’immagine del DNA per evidenziare la forza e la prevalenza dei legami umani su qualsiasi differenza. Si susseguono poi la leggera e scanzonata Right The Wrongs, i ritmi sostenuti del rockabilly di Got Me Worried, mescolati a una colonna sonora western e ad un folk à la Davy Graham, e la road song Waking Up, che vede la partecipazione di Charlotte Gainsbourg. Il brano trae ispirazione dal repertorio dei T. Rex e dalla “Bonnie And Clyde” di Serge Gainsbourg, padre di Charlotte.
Free From Gravity sottolinea ancora una volta il tema portante del disco, ovvero sfuggire a ciò che ci trattiene ancorati al suolo alla ricerca di un po’ di leggerezza, contrapponendo archi e melodie sintetiche a coinvolgenti toni funk con drum machine e basso in primo piano, mentre l’atmosfera frettolosa della seguente Headrush accelera fino a giungere ai ronzii dell’ipnotico e oscuro intermezzo The Ark, che segna la metà del percorso.
Night Of The Buffalo è un altro esempio di virtuosismo dove i cori sixties viaggiano su strade futuristiche e giri di batteria campionata, caratterizzato inoltre da un intermezzo orientaleggiante e dall’intervento del violino di Raven Bush (Syd Arthur, The Heliocentrics) nel finale. Quest’ultimo elemento è protagonista anche della successiva e breve ballad acustica The World Will Turn, traccia che parla di un addio e della segreta speranza che non sia davvero definitivo.
Ritornano i ritmi dance e funk con Kick The Devil Out, aprendo la strada ai synth house e ai loop di batteria di Glowing In The Dark, traccia costruita sui sample di uno degli album di spoken word di David Maclean. Il video ufficiale del brano è stato girato durante il lockdown con mezzi improvvisati dallo stesso cantante Vincent Neff, mentre direzione (a distanza) e post produzione sono opera dell’artista, grafico e illustratore portoghese emergente Bráulio Amado, che vanta collaborazioni con magazine come The New York Times, la celebre agenzia creativa Pentagram e anche con la cantante Róisín Murphy.
Hold Fast prosegue sulle direttive dettate dalla title track, conducendo alla conclusiva e minimale Asking For More, imperniata su una solida bassline e caratterizzata da un’atmosfera che rimanda alle ben note “A Forest” e “Close To Me” dei Cure. Eclettismo è la parola d’ordine in “Glowing In The Dark”: con i suoi barlumi di speranza e la costante ricerca di uno spiraglio di luce anche nei momenti più tristi e bui, si spinge fuori dagli schemi ragionando per contrasti, risultando catchy e complesso allo stesso tempo, e rimanendo coerente e centrato sull’obiettivo.
(2021, Because)
01 Spirals
02 Right The Wrongs
03 Got Me Worried
04 Waking Up (feat. Charlotte Gainsbourg)
05 Free From Gravity
06 Headrush
07 The Ark
08 Night Of The Buffalo
09 The World Will Turn
10 Kick The Devil Out
11 Glowing In The Dark
12 Hold Fast
13 Asking For More
IN BREVE: 3,5/5