Dopo lo scioglimento ufficiale, avvenuto nel 2000 a ridosso della pubblicazione del quarto albo “American Don”, il batterista Demon Che ci ha messo ben sei anni prima di mettere su una nuova line-up e rilanciare in pista il nome dei Don Caballero. Due anni fa usciva il poco convincente “World Class Listening Problem” con un quartetto che comprendeva, oltre al drummer superstite, anche Jeff Ellsworth (adesso fuori dalla band) e Gene Doyle alle chitarre e Jason Jouver al basso e poneva dei seri dubbi sulla bontà di questa pseudo-reunion, che tentava spudoratamente di arruffare idee qua e là dalle vecchie produzioni dei Don Cab senza però cavare quasi nulla di convincente dal buco. Nel 2008 Demon Che e (nuovi) soci ci riprovano, ancora sotto contratto per l’etichetta padrona del metallo estremo Relapse, con questo nuovo Punkgasm, che comincia adesso a delineare una nuova personalità per la band di Pittsburgh. I compagni di ventura non sono certo del calibro di Ian Williams, Mike Banfield e Pat Morris, inutile farsi effimere illusioni, e lo stile ne risente. Certe geometrie spigolose e metalliche, autentici trademark dei nostri in passato, hanno lasciato spazio a più fluide figure ritmiche e melodiche, tramutando le cervellotiche strutture math in un rock dagli accenti progressivi più orecchiabile. Si nota la ricerca di una nuova fisionomia personale e si evitano così inutili emulazioni di una formazione che oramai non esiste più. Era questo il principale problema del disco precedente, troppo irretito nell’ostinazione a far vedere che tra vecchi e nuovi Don Cab non sarebbe dovuta intercorrere differenza alcuna. Sbagliato. Apprezziamo quindi di più l’onestà d’intenti attuale, la voglia di trovare rinnovati equilibri compositivi che si traduce, inevitabilmente, in un parziale taglio con ciò che siamo stati abituati a sentire. I tre vanno dritti al sodo, dribblando verbose architetture forzatamente complesse e cercando di tessere trame più facilmente assimilabili, costruendo con buona dimestichezza sintattica monologhi che appaiono unitari tra di loro, anche se una durata inferiore avrebbe giovato al disco, nel complesso troppo lungo. Pezzi migliori del platter risultano essere senza dubbio Bulk Eye (con Che alle prese coi suoi proverbiali controtempi), Celestial Dusty Groove, Pour You Into The Rug (ci sono parti vocali qui), l’ottima opener (il brano più strutturalmente ardito) e la finale title-track ai limiti con l’indie-rock che imperversa in tempi recenti. Il resto si agita tra ammiccamenti ai Battles (Challenge Jets), echi di post-rock/space-rock (Why Is The Couch Always Yet?) e altri episodi che nulla fanno per aumentare il valore di “Punkgasm”. Alla resa dei conti i nuovi Don Caballero non propongono nulla di frizzante o innovativo e la formula math-rock dalla quale partono risulta semplificata (ma non in senso negativo), avendo anche perso quell’indole metallica che ha reso il marchio ascendente fondamentale per molte realtà della musica heavy più impegnativa (menzioniamo gente come Botch, Norma Jean, Keelhaul, Dillinger Escape Plan), ma d’altro canto a Demon Che e soci non restava che tentare di plasmare una nuova identità che desse speranze di proseguimento al progetto. Alla fine poteva andare molto peggio, si consiglia l’ascolto.
(2008, Relapse)
01 Loudest Shop Vac In The World
02 The Irrespective Dick Area
03 Bulk Eye
04 Shit Kids Galore
05 Celestial Dusty Groove
06 Pour You Into The Rug
07 Challenge Jets
08 Lord Krepelka
09 Why Is The Couch Always Wet?
10 Slaughbaugh’s Ought Not Own Dog Data
11 Dirty Looks
12 Who’s a Puppy Cat
13 Awe Man That’s Jive Skip
14 Punkgasm
A cura di Marco Giarratana