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Doug Tuttle – It Calls On Me

itcallsonmeNon fosse per l’amico Devendra Banhart, Doug Tuttle, l’ex chitarra dei Mmoss, sarebbe certamente il nuovo profeta della psichedelica westcoastiana, sognante e dilatato per una stravagante nuova ondata di summer of love come Dio comanda.

It Calls On Me è il nuovo contenitore di acido lisergico che il cantautore americano “spaccia” in lungo e in largo, nove tracce seventies fino al midollo in cui lampi languidi di Byrds (Make Good Time), Pink Floyd (Painted Eye), McGuinn (A Place For You) e Grateful Dead giocano forte su un ascolto svenevole e rilassante, una tipica fumata (formato disco) in una serata tra amici, un Thorens infuocato e birra a go-go. Disco di ricordi e déjà vu a ripetizione, arrangiamenti fragili e onirici, eppure intensi come un wall of sound d’altri tempi, tracce di sangue vintage che paiono registrate a tre chilometri sopra il cielo.

Le spennate indolenti di Falling To Believe e Saturday-Sunday a bilanciare lo shake beat di Where You Will Go, in rappresentanza di un lavoro che se ne frega del presente e gongola col tempo che fu.

(2016, Trouble In Mind)

01 A Place For You
02 It Calls On Me
03 Make Good Time
04 These Times
05 Painted Eye
06 Falling To Believe
07 On Your Way
08 Saturday-Sunday
09 Where You Will Go

IN BREVE: 3/5

Max Sannella
Giornalista e critico musicale da tempo, vivo nella musica per la musica, scrivo di suoni, sogni e segni per impaginare gli sforzi di chi dai sistemi sonori e dalle alchimie delle parole ne vuole tirare fuori il ritmo vitale dell’anima.