Come sta Mr. E? Chissà perché alcune persone inducono un senso di interesse rispetto al loro stato emotivo, quasi a far sembrare naturale incontrarle e porre la domanda più ignorata al mondo. Detto questo, sembra stare in generale abbastanza bene. Ne è la prova Extreme Witchcraft, album numero quattordici della sua discografia in studio. Dopo oltre venticinque anni di carriera, le fasi creative di Everett sono abbastanza prevedibili.
“Earth To Dora” del 2020 non aveva aggiunto niente di memorabile in un anno del tutto dimenticabile e non per colpa di E., per carità. “Extreme Witchcraft” arriva a un anno di distanza ma si fregia della presenza di John Parish che di certo non richiede alcuna presentazione. Parish è una garanzia in termini di produzione e la notizia del suo ritorno, a vent’anni esatti dalla loro collaborazione su “Souljacker” (2002) offriva già una precisa idea su come l’album avrebbe suonato. Parish ed Everett sono una coppia vincente: musicista brillante con doti da produttore impeccabile il primo, adorabile cazzone con ottime capacità liriche e un innato intuito per melodie il secondo.
Il loro sodalizio artistico fa sì che “Extreme Witchcraft” viaggi perfettamente su un doppio binario di rock garage tragicomico con incursioni nel blues (Steam Engine), nel funk (Godfather Clock Strikes Twelve), nella psichedelia (Amateur Hour). Che il risultato finale, così ben assemblato nel suo rumore dosato ad arte, non sia tutta farina proveniente dal sacco di Everett ma dalle intuizioni di Parish non è un mistero, lo dice lui stesso. Ma come sempre, nel caso di una brillante carriera trentennale come la sua è lui a dare un segno distintivo.
La sua voce e quel tipico approccio distaccato aggiungono un appeal intelligente ai testi che svolazzano con disinvoltura dall’età che avanza (Steam Engine) dall’esperienza di essere un padre single durante la pandemia (Strawberries & Popcorn). Everett coglie ogni pretesto per perculare velatamente di tutto: la lite giudiziaria tra Kimberly Thompson e Beyoncé accusata dalla sua batterista di averle praticato un “extreme witchcraft”, con annessa tavola Ouija (strumento immancabile nelle sedute spiritiche) nella versione deluxe del disco; l’artwork che lo ritrae ammantato dai cromatismi stile Sex Pistols mentre la sua sagoma ricorda quella dell’urlo di Munch.
Si diceva all’inizio, a giudicare dal risultato finale Everett sembra essere discretamente in forma e per un quasi sessantenne (sic!) non è poco. Concepito a distanza, per ovvi motivi, “Extreme Witchcraft” rappresenta una panoramica stilistica di tutto ciò che le gli Eels sono in grado di fare con le giuste compagnie e una spina attaccata all’amplificatore.
(2022, PIAS)
01 Amateur Hour
02 Good Night On Earth
03 Strawberries & Popcorn
04 Steam Engine
05 Grandfather Clock Strikes Twelve
06 Stumbling Bee
07 The Magic
08 Better Living Through Desperation
09 So Anyway
10 What It Isn’t
11 Learning While I Lose
12 I Know Youre Right
IN BREVE: 3/5