Certo è che ad ascoltare oggi i primi tre lavori degli americani Elder, col loro doom granitico, si fa una certa fatica a riconoscerli rispetto a ciò che hanno fatto dopo, a partire dall’ottimo “Reflections Of A Floating World” (2017). L’evoluzione continua e incessante della band di Nick DiSalvo li ha portati a innervare sempre più la loro musica con soluzioni progressive, acuendo al contempo le immancabili vene psych. Con Omens l’ennesima svolta della band li porta in territori spaziali, vicini per ispirazione a quelli dei colossi colleghi d’etichetta Motorpsycho, portati in dono dai synth e dalle diavolerie varie di Fabio Cuomo, neo ingresso in formazione. Il risultato, sempre annichilente se sei un neurone alla ricerca di un po’ di stabilità, è un tantino troppo variegato rispetto al solito, con la centrale Halcyon che, coi suoi quasi tredici minuti, funge da copertina di un disco dove prog, psichedelia, post rock e kraut rock si mischiano fino a rendersi irriconoscibili. Non il loro miglior lavoro, ma sempre e comunque un gran bel sentire.
(2020, Stickman)
01 Omens
02 In Procession
03 Halcyon
04 Embers
05 One Light Retreating
IN BREVE: 3/5