Dalle sonorità trasognate del debutto “Violet Cries” (2011) a oggi gli Esben And The Witch di strada ne hanno fatta parecchia, cercando sempre di non ripetersi ed evidenziando a ogni nuova uscita un’ulteriore maturazione della loro proposta. Con il precedente “Older Terrors” (2016) la formazione britannica di stanza a Berlino aveva raggiunto la dilatazione definitiva: quattro lunghissime suite, un forte piglio post metal e quelle venature di folk ancestrale che da sempre appartengono il trio.
Nowhere, loro quinto sigillo discografico e secondo su Season Of Mist, rinnega in parte quel percorso, non fosse altro che per la struttura stessa di un disco in cui nessuna traccia raggiunge le annacquatissime proporzioni di quelle di due anni fa. La circostanza non è di poco conto, visto che assorbendo un po’ le divagazioni strumentali e concentrando il tutto in un minutaggio più contenuto, Rachel Davies e i suoi sono riusciti qui a dare un colpo al cerchio del loro gusto per l’estremo e un altro alla botte in cui risiede la loro anima più trascendente.
A Desire For Light apre il disco in maniera scrosciante e nei suoi sette minuti abbondanti evidenzia da subito come l’impatto degli Esben And The Witch sia in “Nowhere” più diretto. Dull Gret è forgiata sulle atmosfere goticheggianti che appartengono all’immaginario del trio, dipanate nel corso di un climax ascendente che esplode sul finale e che ha come lunga coda Golden Purifier, la miglior rappresentazione possibile della narrativa funerea della band.
L’arrembante sezione ritmica di The Unspoiled tradisce gli ascolti pesanti che passo dopo passo si sono insinuati nelle trame degli Esben And The Witch, mentre l’incedere liturgico di Seclusion esplica bene quella tendenza narcolettica che fin dagli esordi accompagna il cantato della Davies, una sirena nera, al tempo stesso spaventosa e ammaliante. Le deflagrazioni della conclusiva Darkness (I Too Am Here), invece, sanno tanto di valvola di sfogo per le tensioni accumulatesi nel corso della tracklist.
L’equilibrio trovato dagli Esben And The Witch con “Nowhere” ha innegabili lati positivi, perché facilita e non poco l’ascolto di una formazione che ha dimostrato di essere molto propensa alle derive, ma al contempo toglie un po’ di imprevedibilità alla loro formula, interrompendo (per il momento?) un’evoluzione stilistica che aveva saputo essere sì rischiosa ma anche convincente.
(2018, Season Of Mist)
01 A Desire For Light
02 Dull Gret
03 Golden Purifier
04 The Unspoiled
05 Seclusion
06 Darkness (I Too Am Here)
IN BREVE: 3,5/5