La scelta più facile che avrebbero potuto fare gli Esben And The Witch, all’indomani dell’esordio, era di proseguire nel solco segnato con “Violet Cries”, album che nel 2011 si attestava su sonorità dreamy. Invece il trio britannico ha dapprima incupito ancor di più la propria proposta con “Wash The Sins Not Only The Face” (2013), per poi renderla pesantissima con “A New Nature” (2014) grazie alla mano di Steve Albini alla produzione.
Ciò che Rachel Davies, Thomas Fisher e Daniel Copeman fanno con Older Terrors, quarto lavoro lungo della loro discografia, è essenzialmente una straniante dilatazione del percorso avviato con “A New Nature”: appena quattro i brani della tracklist, tutti sopra i dieci minuti di durata per un totale di poco superiore ai trequarti d’ora. All’interno di ciascun episodio – per quanto possano anche essere considerati come un corpo unico – il trio fa diventare regola l’eccezione che nell’album precedente vedeva la presenza di un paio di lunghe suite.
Il risultato, sommato al persistente carattere dark degli EATW e alla prova vocale ora eterea ora sepolcrale della Davies, fa sì che “Older Terrors” si avvicini tantissimo a campioni delle cavalcate funeree come Swans e Godspeed You! Black Emperor: dei primi ci sono certe sferzate chitarristiche e il buio senza ritorno; dei secondi l’uso dei climax, i lunghi passaggi strumentali e le atmosfere evocative. Di loro gli EATW ci mettono la consueta estetica naturalistica, che dal giardino delle fate li ha condotti fino alla lugubre foresta millenaria di “Older Terrors”.
Il terrore del titolo nel disco non si vede e non si sente, ma lo si percepisce comunque forte fra le trame ancestrali e i tribalismi che squarciano il silenzio. Ancora una volta gli EATW colgono nel segno, facendo un ulteriore passo verso la ricerca di una dimensione sempre più personale a cavallo tra post rock, darkwave e letteratura gotica.
(2016, Season Of Mist)
01 Sylvan
02 Marking The Heart Of A Serpent
03 The Wolf’s Sun
04 The Reverist
IN BREVE: 4/5