Agli Explosions In The Sky รจ sempre mancato il coraggio per emanciparsi dai luoghi comuni del post-rock, scuola Godspeed You! Black Emperor. Ottimi esecutori ma dalla scarsa inventiva, bravi nel dipingere atmosfere crepuscolari e intime ma un po’ troppo fedeli all’altro gruppo di cui sopra. Non meritano disprezzo ma neanche eccessive lodi e il ruolo di assoluti comprimari non glielo toglie nessuno. Take Care, Take Care, Take Care (e anche con due sole parole il vizio di dar vita a titoli che quasi riempiono un rigo non se lo tolgono), sesto full-length ufficiale del quartetto di Austin, Texas, non muta affatto l’essenza di quel nucleo stilistico che abbiamo mandato a memoria con gli ascolti passati. Le costruzioni sono rimaste negli anni le stesse con arpeggi luccicanti che mettono timidi la testa fuori da dietro il cespuglietto e strabuzzano gli occhi per abituarsi alla luce che man mano imbeve la scena. Ci sono i delay e i riverberi che, per sinestesia, mirano a descrivere il cielo e le sue perturbazioni. Ci sono i crescendo sinfonico-cinematografici che creano quel ciclico alternarsi di pieni e vuoti, estasi ed escapismo. Il limite degli EITS รจ che queste tele umorali sono dipinte con gli acquerelli di sempre, le forme e i colori non cambiano e le sensazioni che se ne traggono non sono piรน fedeli a quelle di un tempo. Le persone cambiano, cosรฌ come le loro prospettive di osservazione sui fatti del mondo, cambiano i sentimenti. Immaginate un vostro ex compagno di scuola che, dopo dieci o vent’anni vi becca di nuovo per strada e vi ripropone gli stessi concetti con le stesse frasi di quando eravate imberbi mentre voi, dopo miriadi di esperienze e libri letti e persone conosciute, avvertite quelle parole che un tempo erano un piccolo patrimonio condiviso cosรฌ aliene a voi. Ecco, immaginate gli EITS nei panni del vostro ex compagno. Dicono le stesse cose di sempre, sembra che non vogliano crescere ed evolversi, osservare la realtร con uno sguardo piรน adulto. Quando provano a darci un taglio coi consueti soliloqui tirano fuori Trembling Hands, che incalza alla maniera del revival new wave che va tanto di moda di questi tempi, e l’esperimento riesce in parte. Ma รจ solo una breve parentesi e il discorso rimane poi relegato negli stilemi di un tempo, seppur con una certa dignitร (Last Known Surroundings e Human Qualities sono episodi coinvolgenti e la seconda strizza l’occhio ai Rachel’s), ma invero non si va da nessuna parte se non dritti nel dรฉjร -vu. Indubbiamente una provaย superiore a โAll Of A Sudden I Miss Everyoneโ, opera piatta e soporifera, โTake Care…โ non spinge la band oltre i confini del proprio giardino, magari adesso piรน ordinato e variopinto, ma pur sempre di seconda mano.
(2011, Temporary Residence)
01 Last Known Surroundings
02 Human Qualities
03 Trembling Hands
04 Be Comfortable, Creature
05 Postcard From 1952
06 Let Me Back In
A cura di Marco Giarratana