Sono un’eternità i diciotto anni trascorsi fino a oggi da “Album Of The Year”, strepitoso canto del cigno che chiudeva un cerchio perfetto. Dopo tutto questo tempo era grande il timore che la reunion dei Faith No More generasse una schifezza da banda di ricchi annoiati riapparsi dopo quasi due decenni in naftalina. Cosa dovrebbe dimostrare un gruppo che ha fatto il suo tempo? Patton e soci hanno qualcosa da dirci che ancora non sappiamo? Stando a Sol Invictus, sì.
La bestia ha ancora rabbia, nelle sue vene scorre l’intatta follia di un tempo, che non sorprende più perché ormai nota e metabolizzata, ma è lì, riconoscibile e pronta ad affacciarsi alla prima occasione. Eppure “Sol Invictus” parte senza aggressioni frontali, la title-track è l’apertura che non ti aspetti, pacata anche se oscura, non alza mai il tiro e segna una frattura con le opener di tutti gli altri dischi dei Faith No More. Sì, c’è ancora qualcosa da dire. Con Superhero si comincia a fare sul serio, brano incalzante che si riallaccia all’immediatezza di “King For A Day, Fool For A Lifetime”, ha un ritornello efficace ripetuto ossessivamente che si imprime in mente al primo ascolto.
A dare una scossa al disco e a fugare ogni dubbio sullo stato di forma di Patton e soci ci pensano due episodi, i migliori in assoluto: Separation Anxiety, col suo basso felino striscia tra la sterpaglia prima di sferrare l’attacco, maestoso e feroce al contempo; Cone Of Shame parte immersa in un’atmosfera western – si sente un po’ di Tomahawk, eh –, la sua evoluzione è poi imprevedibile con un mid che è invero un macigno e Patton che sale in cattedra con una delle linee vocali più belle che abbia coniato di recente.
Sunny Side Up e Rise Of The Fall, così come la conclusiva From The Dead, rientrano tra quei caratteristici pezzi in bilico tra una ballad e il power rock che hanno reso sfuggente e trasversale lo stile dei FNM e piace il tono sbruffone e solenne di Motherfucker.
Sgomberando il campo dall’emozione, oggettivamente, avreste più dato un centesimo a questi quasi-cinquantenni arricchiti, alcuni dei quali invadenti con la loro onnipresenza sulla scena (su tutti Patton, che è spesso coinvolto in progetti che lasciano il tempo che trovano)? Probabilmente no, ma questa è gente dura a morire, i Faith No More ce ne hanno combinata un’altra delle loro. Chi li reputava bolliti ora può masticarsi la lingua, preferibilmente scondita, grazie.
(2015, Ipecac)
01 Sol Invictus
02 Superhero
03 Sunny Side Up
04 Separation Anxiety
05 Cone Of Shame
06 Rise Of The Fall
07 Black Friday
08 Motherfucker
09 Matador
10 From The Dead
IN BREVE: 4/5