Se una band rimane in attività per parecchi anni abbracciando più di una generazione, in genere ha due possibilità: può evolversi musicalmente mutando il proprio stile, oppure cercare di continuare a svolgere bene il compito che si è capaci di fare da sempre. In questo caso parliamo decisamente della seconda ipotesi. Durante la carriera dei Feeder non sono state troppe le concessioni fatte allo stile classico della band: qualche album un po’ più soft del solito (“Pushing The Senses”), altri più rudi (“Renegades”). Stavolta invece Grant Nicholas tira fuori un disco dal sound estremamente compatto, dove a farla da padrone sono le chitarre distorte e le convincenti melodie da sempre eccellente marchio di fabbrica della band gallese. Il livello qualitativo delle canzoni si attesta su valori medio-alti. C’è qualche episodio meno convincente (le non troppo originali Oh My e Tiny Minds) ma per il resto il ragazzo di Newport sembra non sbagliare un colpo. Davvero difficile indicare la canzone migliore dell’album. Si potrebbero scegliere l’introspettiva ballad Children Of The Sun o la splendida melodia rock di Sunrise (brano che se fosse uscito dalla penna di Dave Grohl, apriti cielo…). Potremmo citare il brit pop mai noioso di Idaho o il punk infantile ma travolgente di In All Honestly. Non va dimenticata neanche l’ottima title-track, ma a lasciare maggiormente il segno è Hey Johnny, struggente tributo a Jon Lee – ex batterista della band nonché amico fraterno di Nicholas – morto suicida esattamente dieci anni fa. Da allora i Feeder hanno accresciuto (non di molto) la loro popolarità fuori dal Regno Unito, senza però mai sfondare del tutto (forse perchè poco inclini a compromessi, a differenza degli illustri connazionali Manic Street Preachers). Antidivi per eccellenza nonostante il loro sound estremamente radiofonico, riescono a rappresentare un raro caso di garanzia ventennale per chi voglia ascoltare del buon pop rock d’autore senza proclami bellicosi e altre pagliacciate che faranno pure vendere ma alla lunga fanno venire voglia di cercare altro: band che badano principalmente alla sostanza. Come, per l’appunto, i Feeder.
(2012, Big Teeth Music)
01 Oh My
02 Borders
03 Idaho
04 Hey Johnny
05 Quiet
06 Sunrise
07 Generation Freakshow
08 Tiny Minds
09 In All Honesty
10 Headstrong
11 Fools Can’t Sleep
12 Children Of The Sun
A cura di Karol Firrincieli