Stare all’in piedi sulle spalle dei giganti provocherebbe vertigini a chiunque. Nel rock è uguale, soprattutto poi se le spalle sono quelle dei più giganti: i Pink Floyd. Però immaginatevi la scena: Marc Coyne e i Flaming Lips piccoli piccoli, inerpicati sulle spalle dei Floyd, che risuonano daccapo “The Dark Side Of The Moon”. Come si comportano da lassù? Si fanno intimorire dal colosso? Si nascondono, atterriti, tra le congiunture dei suoi muscoli? Pendono dalle sue robustissime labbra? No nient’affatto. Piuttosto si mettono a urlare senza paura, ne seguono i tratti a modo loro, privi di timore reverenziale o altro. D’altra parte che gruppo psichedelico sarebbe se, anche di fronte a un’opera maestra come quella di Waters & Co., non la rileggessero con i colori incerti dell’immaginazione e di un mondo a sé? I Flaming Lips così il loro …Doing The Dark Side Of The Moon lo collocano in un ambiente sterile, lunare, desertico (l’album esce solo in digitale). Cosparso di terra e fili elettrici. L’elettronica è la chiave scelta dalla band di Oklahoma City per riportare in vita il lato oscuro della luna illustratoci dai Pink Floyd nel 1973. La follia dell’uomo. La parte più buia e intransigente. Quella che ti fa schizzare via tallonato dal tempo, quella che ti rende schiavo dei soldi o dell’incomunicabilità. Us And Them, capolavoro che nel disco originale era affidato all’organo di Richard Wright, viene riletto in maniera robotica, come se sulle pianure melodiche di quel pezzo (splendidi i cori, l’avvolgente sax di Dick Perry, il pianoforte di Wright) non fosse rimasto che il nulla di una fine del mondo. Anche Breathe perde la sua morbidezza: i Flaming Lips la trasformano in un electrorock da combattimento, proprio come quello di Money, nella versione dei Lips vicina ai territori cibernetici dei Kraftwerk. Poi se ci metti che in The Great Gig In The Sky affidano la “parte” che era di Clare Torry a una come Peaches, allora si capisce che da lassù, probabilmente, i Flaming Lips non stanno cercando di imitare il gigante, ma casomai di buttarlo giù. Per dispetto? No, per renderlo ancora più immortale.
Nota: Tra gli ospiti anche Harry Rollins (ex Black Flag).
(2009, Autoprodotto)
01 Speak To Me / Breathe (featuring Henry Rollins and Peaches)
02 On The Run (featuring Henry Rollins)
03 Time / Breathe Reprise
04 The Great Gig In The Sky (featuring Peaches and Henry Rollins)
05 Money (featuring Henry Rollins)
06 Us And Them (featuring Henry Rollins)
07 Any Colour You Like
08 Brain Damage (featuring Henry Rollins)
09 Eclipse (featuring Henry Rollins)
A cura di Riccardo Marra