Non c’è bisogno di tele trasportarsi nel 2054: Flying Lotus se lo immagina già da un po’ di tempo, seduto su quella sedia di pelle e ferro descritta da Raffaele Costantino in uno degli episodi di “Storia di una playlist – Playlist di una storia: Un essere iperfuturista in procinto di decollare in verticale da un momento all’altro”. Perché Flying Lotus è uno di quegli artisti che può tutto, anche inventare senza alcuna preoccupazione parole, come l’anglo-latinismo “flamagra” che dà il titolo all’album, con buona pace di chi tenta goffamente di dare un senso a tutto.
È possibile che Steven Ellison non veda nulla di eccezionale nelle distopie a cui dà vita dal 2006 ed effettivamente se sei cresciuto a Los Angeles, nota più che per gli angeli per le due stagioni distinte, una fatta di tempeste provenienti dal Pacifico settentrionale e un’altra segnata dagli incendi, s’innescano meccanismi mentali difficili da interpretare. Flamagra segue (solo cronologicamente) “You’re Dead!” del 2014 e si erge fiero e folle come i wildfires che illuminano Los Angeles per nove mesi l’anno: ventisette, tante sono le tracce del disco che, come focolai improvvisi, sfidano la cultura dell’ascolto facendo perdere il senso dell’orientamento.
Non ci sono punti salienti in “Flamagra”, ogni episodio porta a termine il suo compito, se solo gli si dà il tempo di rivelarsi. Flying Lotus è fedele al suo tocco originale: molte informazioni, una particolare attenzione ai dettagli, la meticolosità riservata alle trame del suono, pezzi con innumerevoli strati ed effetti, poliritmia, battiti densi e, infine, la sempre crescente qualità degli ospiti a cui si accompagna. Dall’inseparabile Thundercat che compare in The Climb ad Anderson. Paak, splendente in More, da Solange incantevole in The Land Of Honey a George Clinton e David Lynch, che non necessitano di aggettivi collaborativi, in Burning Down The House e Fire Is Coming.
E probabilmente è proprio Fire Is Coming l’unica traccia di “Flamagra” in cui la morsa lynchiana sfida l’inconfondibile stile dell’artista losangelino. In tutti gli altri episodi, la personalità e le direttive di Ellison si impongono e risaltano creando una tavolozza confusionale scevra di sbavature. In “Flamagra” appaiono temi legati l’uno all’altro esclusivamente dall’audacia di Ellison, tra i pochissimi artisti in grado di campionare Melvin Bliss insieme a Alain Goraguer (Black Balloons Reprise) o collegare gli Outkast con Pete Rock & C.L. Smooth (More), riprendere il tema di “Spy vs. Spy” in All Spies o il motivo della battle “Vegeta vs. Cabba” in Heroes, snocciolare un breve waltzer in Say Something o, infine, resuscitare in Spontaneous la “purple haze” di Jimi Hendrix in mezzo a una vegetazione cosmica e densa di funk, complice la voce dei Little Dragon, Yukimi Nagano.
Lotus non si ferma solo al suono, questo non è un mistero, e la seducente agitazione di “Flamagra” culmina nell’artwork di Winston Hacking, che al pari della Mae West Room di Dalì emerge inizialmente come un’accozzaglia di soggetti casuali per poi trasformarsi nel volto di Ellison dentro un’unica opera distopica. Vale la pena esercitare l’orecchio e avere il coraggio di arrivare fino in fondo all’ennesima prova di Lotus, splendida, a volte sconcertante, come sempre totalmente inimitabile.
(2019, Warp)
01 Heroes
02 Post Requisite
03 Heroes In A Half Shell
04 More (feat. Anderson .Paak)
05 Capillaries
06 Burning Down The House (feat. George Clinton)
07 Spontaneous (feat. Little Dragon)
08 Takashi
09 Pilgrim Side Eye
10 All Spies
11 Yellow Belly (feat. Tierra Whack)
12 Black Balloons Reprise (feat. Denzel Curry)
13 Fire Is Coming (feat. David Lynch)
14 Inside Your Home
15 Actually Virtual (feat. Shabazz Palaces)
16 Andromeda
17 Remind U
18 Say Something
19 Debbie Is Depressed
20 Find Your Own Way Home
21 The Climb (feat. Thundercat)
22 Pygmy
23 9 Carrots (feat. Toro y Moi)
24 FF4
25 Land Of Honey (feat. Solange)
26 Thank U Malcolm
27 Hot Oct.
IN BREVE: 4,5/5