In un momento di ricambio generazionale in cui il rock non è più il genere musicale di riferimento, c’è una band che vuole affermarsi nell’intento di diventare la colonna sonora della nostra vita quotidiana. “C’è ancora qualcuno che fa dischi rock, andiamo a conquistare questo cazzo di mondo”: questo è Dave Grohl e questo è Concrete And Gold, il nono album dei Foo Fighters.
Uscito a metà Settembre dopo un’estate di anticipazioni, è stato prodotto da Greg Kurstin e presenta per la prima volta in veste ufficiale di membro della band il tastierista Rami Jaffee, di fatto nella line up dal 2005. Ad aprire il disco è T-Shirt, una centrifuga di cori angelici e FM rock che ci traghetta alla ritmica degna dei vecchi Queens Of The Stone Age di Run, il primo estratto dell’album. Musicalmente esplosiva e schizofrenica, al pari del relativo esilarante videoclip, è una traccia che cambia continuamente scenario, passando dagli arpeggi acustici al cantato growl di Dave, che si dispera mentre affronta il crollo della società.
L’influenza sixties e seventies si fa sentire in Make It Right, in cui l’armonizzazione delle voci ci porta vagamente alla memoria l’era beatlesiana. Tra le voci spunta quella di Justin Timberlake, marginale e difficilmente riconoscibile, a differenza di quanto era stato dichiarato in occasione della presentazione del disco. Le visioni pessimistiche di Dave crescono con The Sky Is A Neighborhood, in cui ancora una volta riflette le sue opinioni sullo stato del Paese, accompagnato dalla voce di Allison Mosshart dei The Kills che partecipa anche nella successiva La Dee Da. Dirty Water e Arrows introducono Happy Ever After (Zero Hour) e la psichedelica Sunday Rain, con Sir Paul McCartney alla batteria e il batterista Taylor Hawkins alla voce.
Il marchio di fabbrica targato Foo Fighters è in The Line, classica ballad graffiante “senza infamia e senza lode”, a differenza delle precedenti tracce. Il cerchio si chiude con la title track in cui l’influenza pinkfloydiana, che crea quell’inconfondibile atmosfera psichedelica, concretizza la voglia di far qualcosa che si discosti dal resto dei brani.
A differenza di quanto sbandierato da molti, “Concrete And Gold” non è un capolavoro, non attirerà l’attenzione dei giovani perché appunto ascoltano altro e non è neanche un vero disco hard rock dei Foo Fighters. Ovvio che i primi album siano migliori degli ultimi e che i puristi potrebbero non perdonarli mai di essere diventati alfieri del mainstream rock, ma si tratta pur sempre di un buon album con alcuni buoni pezzi di uno dei gruppi di punta del nostro tempo, una band che conosce e ama in modo sconsiderato il rock, che si diverte a suonarlo e a far divertire chi li ascolta.
(2017, RCA)
01 T-Shirt
02 Run
03 Make It Right
04 The Sky Is A Neighborhood
05 La Dee Da
06 Dirty Water
07 Arrows
08 Happy Ever After (Zero Hour)
09 Sunday Rain
10 The Line
11 Concrete And Gold
IN BREVE: 3/5