Il passo avanti, però, con questi 40 minuti equamente divisi in 2 tracce non è che si avverta molto. Le ritmiche club su cui poggia il tutto sono quelle consuete firmate Four Tet e riproposte già da qualche anno. Non c’è segno delle aperture verso altri paesaggi che avevano portato Hebden ai limiti del post rock, dell’ambient, del downtempo e chi più ne ha più ne metta. Ciò che attira l’attenzione è il concept di fondo, incentrato sull’India. Lo è nella copertina, che vuole essere un po’ una versione stilizzata del pozzo a gradini Chand Baori, lo è nel sample vocale che percorre a sprazzi il disco, lo è nelle atmosfere generali qui ricreate, che sanno tanto di trip con quell’incedere da lungo mantra psichedelico.
La struttura è speculare e gioca sulle contrapposizioni giorno/notte, luce/buio, veloce/lento: climax discendente per Morning Side, ascendente per Evening Side, fuga dal ritmo nella prima, ricerca del ritmo nella seconda, con due porzioni abbastanza distinte e distanti fra loro e, a dirla tutta, anche decisamente dispersive.
L’effetto è piuttosto labirintico, nel senso che non si riesce mai a scorgere una via d’uscita che possa far decollare il disco, riducendo questi 40 minuti a un esercizio di stile, riuscito ma pur sempre tale. Ecco, la mancanza è proprio questa: il picco di genialità, la scintilla che faccia pensare al futuro piuttosto che al presente/passato di Four Tet. Piccolo peccato veniale che non intacca la produzione di Hebden ma al massimo la opacizza un po’.
(2015, Text)
01 Morning Side
02 Evening Side
IN BREVE: 2,5/5