No, non è un articolo ruffiano dovuto all’inevitabile click baiting post sanremese. Noi de Il Cibicida scriviamo solo riguardo artisti che reputiamo meritevoli. E il disco di Francesco Gabbani merita. Merita eccome. Immaginate di ascoltare Amen – una canzone esplosiva come non se ne sentivano da tempo in Italia – sul palco del Mi Ami 2016, in pieno pomeriggio anziché al Teatro Ariston. L’hype sarebbe clamoroso e inevitabile.
D’altronde, andando ad analizzare la carriera di Gabbani, si capisce facilmente come la gavetta sia stata utilissima per farlo arrivare all’attuale stato di brillante popstar. Un acerbo passato rock con la band Trikobalto che l’ha portato ad aprire per i concerti italiani di Oasis e Stereophonics, successivamente un primo disco solista dove si iniziavano ad intravedere ottime potenzialità (davvero degno di nota il singolo britpop “Clandestino”). Infine la freschissima pubblicazione del nuovo Eternamente ora, che inevitabilmente ruota attorno alla vincente partecipazione sanremese dell’artista toscano.
Sanremo che – al netto delle nuove forme di comunicazione e della sua discutibilissima qualità complessiva – rimane un mezzo formidabile per la promozione musicale, in un’epoca di crisi spaventosa del mercato discografico. Fateci caso, le TV musicali sono praticamente morte, ma questa istituzione ultra nazionalpopolare resiste in modo clamoroso, con ascolti altissimi. Gabbani ne ha legittimamente approfittato e il suo album avrà una vetrina nettamente maggiore.
Il disco ha un taglio nettamente elettronico, con arrangiamenti quasi sempre azzeccati e curatissimi che ben si sposano con le eccellenti capacità vocali del cantautore carrarese. L’iniziale La strada è forse l’episodio più commerciale dell’album, ma essendo una potenziale hit radiofonica evidenzia comunque la concretezza di Gabbani, che dimostra al meglio il suo talento negli episodi successivi. L’ormai celebre Amen inizia con un incessante synth, per proseguire in brillanti e ragionate strofe che sfociano in un ritornello esplosivo e catartico. In bilico tra Battiato e i New Order più spensierati, la canzone dimostra come la somma delle parole “pop” e “Italia” non debba per forza diventare spazzatura immonda.
Bene, benissimo anche Per una vita, altro brillante pop con qualche sfumatura reggae, mentre Software e In equilibrio ricordano pesantemente i Wombats. Hanno invece un innegabile sapore di pop a stelle e strisce Prevedibili e Il vento si alzerà, che costituiscono il finale di un album dove l’unico passo falso è costituito proprio dalla title track. È nata una stella? Non ancora, ma mettete da parte i purismi del caso e date fiducia a Gabbani: il ragazzo è bravo e si applica.
(2016, BMG / Warner)
01 La strada
02 Amen
03 Per una vita
04 Software
05 Eternamente ora
06 In equilibrio
07 Prevedibili
08 Il vento si alzerà
IN BREVE: 3,5/5