I Friko sono un duo di Chicago composto da Niko Kapetan (voce e chitarra) e Bailey Minzenberger (batteria). Ma quando hanno registrato Where We’ve Been, Where We Go From Here erano in tre: con loro anche il bassista e membro fondatore Luke Stamos, caduto in battaglia su parecchie recensioni di settore e invece assolutamente degno di menzione per il lavoro svolto, coi colleghi, su questo pregevolissimo esordio. Che non suona, per intenderci, come un esordio. O forse sì.
Dell’esordio ha l’esuberanza, la spontaneità, miele e fiele nella loro più pura e a tratti acerba natura. Ma è un disco di canzoni scritte bene, chiare, forti come spesso s’impara solo col tempo. Basti ascoltare l’opener: una ballad in crescendo che attraversa bene il bestiario d’ispirazione, dai Sunny Day Real Estate ai Dinosaur Jr., dai Yo La Tengo agli Arcade Fire, dai Wilco ai Bright Eyes. E un coro che si strozza da solo, abbandonandosi al ricordo di una chitarra. Che la fattura sia buona lo ribadiscono Crimson To Chrome prima e Crashing Through poi – uno dei pezzi più centrati col suo refrain esile e iconico: “I haven’t said what I mean to say, haven’t done what I mean to do, cause every coward looks away from all the light crashing through”. A For Ella va una delle tre quote languore, da dividere con Until I’m With You Again e la conclusiva Cardinal. Ma la combo migliore è quasi certamente l’ambo Chemical/Statues: un salto dall’emocore all’indiepop stile Alvvays che s’azzecca subito in capa e non solo.
Affidandosi a una scrittura tradizionale e a una struttura saldata da un trentennio di virtuosi modelli, i Friko riescono con maggior incisività dove altri si sono un po’ persi (vedi: Black Country, New Road), ma: attenzione. Non c’è nessuna ricerca dell’effetto nostalgia nella loro lettura. Soltanto riconoscersi e portare avanti un linguaggio di cui semmai, anche in questa chiccosissima nuova avventura, la nostalgia può essere solo un effetto diretto.
2024 | ATO
IN BREVE: 4/5