In quanto a soddisfazioni elettroniche questo 2013 si sta facendo largo a gomitate fra le annate migliori. Non fosse altro per il ritorno in pompa magna dei Boards Of Canada col loro “Tomorrow’s Harvest”, uno di quegli album che riappacifica l’uomo alle macchine, l’analogico al digitale, ponendo fine a quell’annosa questione di orwelliana memoria “progresso sì, progresso no”. I Fuck Buttons da Bristol – una città che quando si parla di elettronica, si sa, non è come le altre città – non si avvicinano minimamente al luminescente chiarore post-apocalittico dei Boards Of Canada.
Giustamente, perché la forza di Benjamin John Power ed Andrew Hung è sempre stata in un noise ultraterreno (vedi l’esordio “Street Horrrsing”) e in tribalismi digitali (vedi il precedente “Tarot Sport”) che possono essere definiti in ogni modo ma di certo non “luminosi”. Pieni zeppi di paure, nervosismo, claustrofobie e paranoie varie ed eventuali. Questo Slow Focus non è da meno, tutt’altro. Perché dei suoi predecessori è – in qualche modo – la perfetta sintesi, il classico terzo album che tira le somme di quanto fatto.
I Fuck Buttons, così, forgiano il nuovo lavoro nel magma di un vulcano-fucina che sputa fuori una lama lunghissima e tagliente come la katana di un Samurai. Una lama che t’attraversa il cranio e lo sterno con una facilità disarmante, come il famoso grissino che si fa strada nel tonno. L’opener Brainbreeze, impregnata di feedback stordenti, manda subito in extrasistole il cuore dell’intero “Slow Focus”, rendendo vano ogni tentativo di rianimazione.
I synth cattivissimi di Year Of The Dog e Sentients squarciano l’irrespirabile atmosfera dell’album e con essa tutto ciò che gli capita a tiro. Le ritmiche industriali di The Red Wing e Prince’s Prize, invece, trasudano il fumo acido e grasso delle ciminiere di Bristol, punto di contatto fra il presente e il passato del progetto Fuck Buttons.
E poi il binomio conclusivo, gli oltre venti minuti complessivi di Stalker e Hidden XS: coacervo di suoni scurissimi e tribali la prima, sferragliata di bagliori dronici la seconda. La mazzata finale. Con “Slow Focus” i Fuck Buttons superano definitivamente i generi e vanno oltre il rumore bianco, oltre la techno, oltre l’elettronica, oltre il post-rock, segnando nuovi confini per il termine “sperimentale”. Oltre, semplicemente oltre.
(2013, ATP)
01 Brainfreeze
02 Year Of The Dog
03 The Red Wing
04 Sentients
05 Prince’s Prize
06 Stalker
07 Hidden Xs