[adinserter block="3"]
Home RECENSIONI Future Islands – The Far Field

Future Islands – The Far Field

Sia lodato il synthpop, in tutte le sue epoche, le sue formazioni, le sue declinazioni e ancora di più al tempo dei Future Islands che, sopravvissuti al successo di “Singles” (2014), riescono ancora a offrire un groove caldo, onirico e vagamente erotico.

The Far Field, titolo del loro quinto album, non è l’unico modo in cui il gruppo di Baltimora e Samuel T. Hearing in particolare omaggia, ancora una volta, Theodore Roethke, poeta naturalista del primo Novecento: lo aveva già fatto nel 2010 con l’album “In Evening Air” (titolo di un componimento dello stesso autore) e con “The Far Field” rafforza il legame con l’arte poetica attraverso i testi di tutte le tracce dell’album, estremamente traslati e complessi, con allegorie che parlano di distanza fisica ed emotiva, stagioni mutevoli, lune, soli incandescenti, mare, amuleti difettosi e benessere illusorio.

Tema, quest’ultimo, presente nella traccia di apertura Aladdin, splendido pezzo con un tema synth che ricorda i Fleetwood Mac degli anni ‘80 in cui Samuel T. Hearing, aiutato dal background hip hop, sussurra brevi frasi come fossero un codice morse che nasconde i segreti più intimi, raccontando di un Aladino 2.0 che, scoperta una grotta segreta, si chiede se le ricchezze che può ottenere con tanta facilità siano reali o meno. In “The Far Field” si sente la bellezza del synthpop, quello vero, vecchio, tagliente e distante e si percepisce al contempo la malinconia, il male di vivere smussati da una ritmica crescente e incalzante.

Michael Lawry alla batteria e William Cashion al basso danno alla sezione ritmica una potenza elettronica di forte impatto, uscendo fuori dagli schemi synth per arrivare a una commistione di generi come succede in North Star, in cui le pulsazioni alla base con clave africana si incrociano piacevolmente con un ritmo più statico ed europeo, rendendo il pezzo brillante e ballabile. La voce di Hearing si conferma uno dei punti di forza del gruppo, con una sensualità che ricorda a tratti (vedi Candles) alcuni suoni dei primi Cocteau Twins di Elizabeth Fraser, e si fonde perfettamente con quella di Debbie Harry (Blondie), dando vita a Shadows, una delle tracce più complete dell’album in termini di sonorità, potenza e fluidità.

Con “The Far Field” i Future Islands non tentano faticosamente di reinventarsi, per accontentare un pubblico che si annoia troppo facilmente, ma lasciano intatta la loro capacità di rendere visibile ogni singola traccia dell’album, dando un senso ai fotogrammi del video di Cave, con un interprete che traduce il testo nel linguaggio dei segni. Amen.

(2017, 4AD)

01 Aladdin
02 Time On Her Side
03 Ran
04 Beauty Of The Road
05 Cave
06 Through The Roses
07 North Star
08 Ancient Water
09 Candles
10 Day Glow Fire
11 Shadows (feat. Debbie Harry)
12 Black Rose

IN BREVE: 4/5

Catanese, studi apparentemente molto poco creativi (la Giurisprudenza in realtà dà molto spazio alla fantasia e all'invenzione). Musicopatica per passione, purtroppo non ha ereditato l'eleganza sonora del fratello musicista; in compenso pianifica scelte di vita indossando gli auricolari.

Nessun commento

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Exit mobile version