Sostituendo il primo cantante Frank Carter con Wade MacNeil (ex Alexisonfire) i Gallows hanno salvato se stessi dallo sputtanamento a tutto spiano. Se l’attuale band di Carter, i Pure Love, sono ciò che lui avrebbe voluto che il suo vecchio gruppo diventasse, quale migliore decisione di una separazione senza troppi rimpianti? Anche perché MacNeil svolge alla grande il ruolo di belva dietro il microfono trascinandosi dietro il resto della ciurma, che con questo Desolation Sounds si presenta ai nostri timpani abbastanza inferocita.
Con dieci anni di attività e un milione di dollari intascati nel 2009 dalla Warner Bros, i Gallows potevano ritenersi sazi trasformandosi in una banducola dalle canzoncine perfette per tredicenni amanti del rockettino castrato, invece tirano fuori dal cilindro robe come Mystic Death, Leviathan Rot o Leather Crown che sono assalti all’arma bianca anche ben strutturati. Non c’è solo istinto belluino in questo disco, si avverte un certo raziocinio e una voglia di affrancarsi dai cliché del metalcore con un accurato lavoro di cesello.
L’atmosfera è cupa e opprimente per tutta la tracklist, la title track è un rock’n’roll claustrofobico ma i Gallows non rinunciano a belle aperture melodiche come in Death Valley Blue e Bonfire Season mentre Cease To Exist ricorda qualcosa dei Poison The Well di “Versions”. Non stravolge il genere, ma “Desolation Sounds” merita una promozione a pieni voti.
(2015, Bridge 9 / Venn)
01 Mystic Death
02 Desolation Sounds
03 Leviathan Rot
04 Chains
05 Bonfire Season
06 Leather Crown
07 93/93
08 Death Valley Blue
09 Cease To Exist
10 Swan Song
IN BREVE: 3,5/5