Il 2019 è stato l’anno dei Garcia Peoples. Il gruppo del New Jersey pubblicava due LP (tutti e due su Beyond Beyond Is Beyond) dove metteva in campo tutto il repertorio che si addice a un gruppo psichedelico e ad una rock’n’roll jam band che ha le stimmate dei grandi gruppi classici del genere, con l’album “Natural Facts” (a partire dai Grateful Dead) e la capacità allo stesso tempo di spingersi oltre con un disco spettacolare e scatenato come “One Step Behind”.
La verve del gruppo non si è comunque esaurita lì, dato che pure il 2020 – nonostante tutte le sue contraddizioni e “limitazioni” vere e proprie – non è stato finora povero di pubblicazioni. Dopo avere pubblicato due album live lo scorso Marzo (il primo con Chris Forsyth, chitarrista con il quale ci sono sicuramente delle affinità), adesso i Garcia Peoples tornano anche con un nuovo LP di inediti intitolato Nightcap At Wits’ End e uscito sempre con la collaborazione della Beyond Beyond Is Beyond.
Il disco porta avanti il percorso intrapreso negli ultimi anni, a partire da “Cosmic Cash” (2018), nel ridefinire i canoni del genere rock psichedelico americano. Lo fa senza ricercare nessun eccesso particolare sul piano della spettacolarizzazione, ma invece con grande sostanza e senza ammiccare al pubblico con quell’approccio catchy e mainstream à la Tame Impala oppure con le colorazioni plasticose dei Flaming Lips. “Nigtcap At Wits’ End” è un disco solido, vedi la sezione ritmica che, senza finire in secondo piano e mettersi in un angolino, permette al contrario alle chitarre di esprimersi al meglio in una serie di intrecci che mostrano tanto le capacità tecniche del gruppo quando la sua verve creativa.
Non mancano del resto inventiva e spinte più ardimentose in un disco che si compone di tracce fuzzy e rock psichedeliche, tra le quali spiccano pezzi come Gilding Through e la jam session luminosa Painting A Vision That Carries, che brilla di una certa epica “golden age” che permea l’intera atmosfera dell’album. Il campionario messo in piedi dalla band è vario, impossibile ad esempio non considerare il sound tipicamente sixties delle tastiere come nella ballad rock Wasted Time. I pezzi dell’album sono costruiti in maniera impeccabile (Altered Place, A Reckoning), alternando una certa freschezza di scuola Pavement (Fire Of The Now), echi vintage (One At A Time, la jam session scatenata Our Life Could Be Your Van, l’acidità di Crown Of Thought) e forme di culto new age (Shadow).
Si delinea così un quadro ricco di contenuti, un tassello che si va a incasellare alla perfezione in una narrazione nel solco di quello che possiamo definire come il più grande “pensiero” ed espressione culturale del secolo scorso. Potrà apparire come un eccesso di entusiasmo, ma quest’album è un vero e proprio “classico” del rock’m’roll, il gruppo si fa carico di portare avanti questo mito e lo fa nell’unico modo possibile, cioè suonando. Sembra dunque giusto e doveroso rendere omaggio e mostrargli la stessa devozione.
(2020, Beyond Beyond Is Beyond)
01 Gliding Through
02 Wasted Time
03 Altered Place
04 Fire Of The Now
05 Painting A Vision That Carries
06 One At A Time
07 (Our Life Could Be Your Van)
08 Crown Of Thought
09 (Sound Controls Time)
10 A Reckoning
11 (Litmus)
12 Shadow
IN BREVE: 4/5